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“Diana si poteva salvare anche la sera prima del ritrovamento”: la rivelazione dell’avvocata di Alessia Pifferi

La legale di Alessia Pifferi, la donna condannata all’ergastolo per aver fatto morire di stenti la figlia di 18 mesi, fa un punto sulle condizioni di salute della sua assistita e si fa, forse, scappare che la piccola Diana poteva essere salvata il giorno prima del ritrovamento.
A cura di Matilde Peretto
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"La vera tragedia è che la piccola Diana era viva il giorno prima del ritrovamento del cadavere". Sono le parole dette oggi dall'avvocata Alessia Pontenani in diretta a Mattino 5. La legale è impegnata nella difesa di Alessia Pifferi, la 39enne condannata all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti la sua bambina di 18 mesi. Diana, appuntoLa donna, al momento detenuta nel carcere di San Vittore a Milano, sarebbe emotivamente e fisicamente instabile: da ieri ha iniziato lo sciopero della fame che è più uno "spegnersi", come dice la sua legale, che un atto di protesta.

Pontenani: "Diana era ancora viva il giorno prima del ritrovamento"

"Diana si poteva salvare la sera prima purtroppo, è questa la tragedia. L’entomologo forense che abbiamo consultato ha dichiarato che, visto lo stato in cui è stata trovata la bambina, la sera prima del ritrovamento del cadavere la piccola era ancora viva", ha spiegato questa mattina l'avvocata di Alessia Pifferi. L'autopsia fatta sul corpo della piccola confermava che la bambina poteva essere morta tra le 24 e le 48 ore prima del rientro in casa della madre.

La donna è stata condannata all'ergastolo lo scorso 13 maggio, ma Pontenani ha già dichiarato che farà ricorso in appello. "Alessia Pifferi non è normale", ha aggiunto, e proprio per questo richiederà un nuova perizia psichiatrica per cercare di confutare la precedente, condotta da Elvezio Pirfo. Lo psichiatra aveva ritenuto la donna capace di intendere e di volere, ma secondo la sua legale non è così. E nemmeno secondo le psicologhe del carcere di San Vittore che avevano seguito Pifferi fin dal primo giorno di reclusione (indagate, poi, per falso e favoreggiamento).

"Alessia viene definita come una stratega, ma vi dico una cosa: poco prima della sentenza mi ha chiesto cosa volesse dire quella parola difficile che leggeva, ovvero ‘simulazione’. Le ho detto che significa dire le bugie. Lei dopo l'arresto non ne ha più dette", sostiene l'avvocata Pontenani.

Le condizioni di salute attuali di Alessia Pifferi

Dopo la sentenza, Alessia Pifferi ha avuto due malori e, da ieri, martedì 21 maggio, ha iniziato lo sciopero della fame. Ha detto di volersi spegnere, di non avere più voglia di vivere. Le motivazioni della donna non sono legate alla protesta, ma al semplice fatto che Pifferi "si sente distrutta, si sente sola e allontanata da tutti. Ha capito che nessuno le crede e sta davvero male", ha raccontato la sua legale, "si è resa conto di non avere più futuro".

Ora non fa altro che piangere, sostiene sempre Pontenani. Durante il processo, invece, Alessia Pifferi non ha mai pianto, se non quando la sua avvocata ha raccontato la vita che ha condotto la donna, dall'infanzia fino a oggi. Non ha pianto nemmeno quando venivano descritte le condizioni in cui era stata trovata la piccola Diana: "Sapete perché non ha pianto? Perché la distraevo io, è stata colpa mia", ha riferito, sempre alla trasmissione Mattino 5, la legale. Ha aggiunto che sentire parlare per un'ora di larve negli occhi e resti di pannolino nello stomaco non andava nemmeno a lei.

"Domani andrà in carcere la dottoressa Bramante, psicologa e psicoterapeuta. Mi auguro faccia capire ad Alessia che non è abbandonata da tutti". Secondo Pontenani, la cosa che più sta facendo soffrire Pifferi è l'abbandono di sua madre: "Lei cerca comprensione. Devo dire che è anche la prima volta che una mamma si costituisce parte civile contro sua figlia, non era mai accaduto prima", fa notare Pontenani.

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