Cosa sappiamo sul caso di Angelo Droghi, preso a martellate dal genero ed ex pentito di ‘ndrangheta

Angelo Droghi, 80 anni, dormiva quando è stato preso a martellate, a Vermezzo, in provincia di Milano. L'aggressione è stata così feroce che nel momento dei soccorsi la vittima aveva ancora il martello conficcato nella calotta cranica. Portato in codice rosso in ospedale, le condizioni di Droghi dopo l'operazione sono stabili, ma restano molto gravi. Per l'aggressione è stato accusato il genero, Rosario Barbaro, 53 anni. L'aggressore, figlio del boss della ‘ndrangheta Domenico Barbaro, era diventato collaboratore di giustizia e aveva reso noto l'organigramma dei clan milanesi, per poi tornare sui suoi passi dopo alcuni anni rinunciando al programma di protezione.
I dissidi famigliari
È stato proprio Barbaro a confessare ciò che aveva fatto poche ore dopo il tentato omicidio. Già un anno fa il suocero lo aveva denunciato per un'altra aggressione a mani nude, poi i litigi tra i due non sono mai terminati. I rapporti burrascosi però includevano anche altri membri della famiglia: a febbraio il figlio 28enne di Barbaro, Domenico Alessandro, avrebbe a sua volta aggredito il padre e poi anche un carabiniere accorso per far cessare la lite.
Collaboratore di giustizia
La decisione di Barbaro di diventare collaboratore di giustizia gli ha creato non pochi problemi in famiglia, anche perché è stato il primo membro del suo clan in 150 anni a scegliere di parlare con i magistrati. Poi ha cambiato idea dicendo che non avrebbe spiegato le ragioni di quel passo indietro. Questa vicenda potrebbe aver inasprito la relazione con il suocero.