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Cosa potrebbe succedere all’indagine su Chiara Ferragni ora che ha chiesto l’annullamento della multa

Gli avvocati di Chiara Ferragni hanno chiesto l’annullamento della multa dell’Antitrust. Questo potrebbe rimettere in discussione la pubblicità ingannevole per i pandori Balocco? Influirà sull’indagine per tuffa aggravata? Lo spiega a Fanpage.it l’avvocato Oliviero Mazza, docente universitario di Procedura penale.
Intervista a Oliviero Mazza
Avvocato penalista e professore di Procedura penale presso l'Università Bicocca di Milano.
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Nella giornata di ieri, martedì 27 febbraio, si è diffusa la notizia che gli avvocati di Chiara Ferragni hanno depositato un atto formale al Tar del Lazio per chiedere l'annullamento della sanzione comminata dall'Antitrust per la presunta pubblicità ingannevole nei confronti dei pandori Balocco. Questo vuol dire che nulla è per ora scritto: anche le irregolarità riscontrate dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato potrebbero, qualora venisse accolto il ricorso, essere sconfessate. Questo inficerebbe sull'indagine portata avanti dalla Procura della Repubblica di Milano per la presunta truffa aggravata eventualmente commessa dall'influencer e della società dolciaria? Fanpage.it lo ha chiesto all'avvocato Oliviero Mazza, professore di Procedura penale presso l'Università Bicocca di Milano.

Che tipo di ricorso hanno presentato gli avvocati di Chiara Ferragni contro la multa dell'Antitrust?

Si tratta di un ricorso amministrativo al TAR (Tribunale amministrativo regionale) al quale ci si può rivolgere anche per chiedere la sospensione dell'esecutività della sanzione amministrativa, in attesa della decisione di merito. Grazie al ricorso verranno valutati i presupposti del provvedimento sanzionatorio (comunemente detta multa, ndr) ossia la sussistenza o meno della pubblicità ingannevole.

Questo avrebbe ripercussioni sull'indagine della Procura?

Ci sono possibili interferenze fra il ricorso al Tar e il procedimento penale, visto che anche in ambito amministrativo la sanzione ha carattere ‘punitivo'. In base ad alcune sentenze della Corte costituzionale e della Corte di giustizia europea, si è stabilito che chi è già stato punito gravemente con una sanzione amministrativa non può poi essere successivamente punito con la sanzione penale per lo stesso fatto. Sarebbe, infatti, una duplicazione della risposta punitiva dello Stato.

Potrebbe essere questo il caso?

In questo caso, però, temo che la sanzione inflitta dall'Antitrust abbia presupposti leggermente diversi rispetto all'indagine per truffa. La sanzione dell'Antitrust riguarda infatti la pubblicità ingannevole. Questa, però, sarebbe, nell’ipotesi d’accusa, il raggiro ossia solo una parte della  più ampia condotta fraudolenta. In altri termini: la pubblicità ingannevole, per cui Chiara Ferragni è stata sanzionata dall'Antitrust, sarebbe soltanto una parte dell'eventuale truffa su cui sta indagando la Procura di Milano. E quindi il discorso dell'eventuale doppia ‘punizione' per lo stesso motivo potrebbe non trovare applicazione.

E quindi non ci sarebbero interferenze del ricorso al Tar nel procedimento penale?

L'eventuale accertamento della pubblicità ingannevole in qualche modo influisce sulla ricostruzione dell'attività di truffa, perché è appunto una parte della condotta fraudolenta. Qualora il Tar dovesse annullare la sanzione dell'Antitrust, non riconoscendo la pubblicità ingannevole, è chiaro che diventerebbe più difficile sostenere l'accusa di truffa, in quanto non sarebbe accertato in che modo quest'ultima possa essersi consumata. Bisogna però tenere anche conto che la decisione del giudice amministrativo non vincola in alcun modo il giudice penale, che quindi potrebbe ritenere che ci sia stata pubblicità ingannevole anche se il Tar annullasse la multa.

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