Corteggia una 29enne con disabilità su Facebook, si trasferisce da lei e la deruba

La Procura aveva chiesto 3 anni e 9 mesi di carcere per entrambi, oltre a 2 mila euro di multa. Verdetto finale: 3 anni di reclusione e mille euro di multa. Al centro due uomini di 48 e 29 anni, Domenico Bova e Alex Bruno, provenienti da Isola di Capo Rizzuto e da Crotone. L'accusa, circonvenzione di incapace nei confronti di una 29enne di Grassobbio (Bergamo) con un lieve ritardo mentale. Una vera e continua estorsione di denaro nei confronti della giovane, sventata proprio dai genitori della ragazza.
La conoscenza su Facebook e il raggiro
Tutto inizia nel 2019, con una richiesta di amicizia su Facebook. Il 29enne Bruno, attraverso un profilo falso, aggancia la ragazza. Qualche chiacchiera virtuale, lo scambio di messaggi, molte lusinghe. La giovane, che lavora in un supermercato e vive da sola, accetta di ospitarlo per una settimana nel proprio appartamento di Grassobbio. Probabilmente si è infatuata del giovane, colpita dalle continue attenzioni che quel ragazzo lontano le dedica. Lui si presenta con un compare, il 48enne. È lì che inizia il raggiro.
Per non fare insospettire i genitori della giovane i due, ospiti nell'appartamento della Bergamasca, inviano messaggi rassicuranti dal suo telefono fingendosi lei. Nel frattempo, in soli sette giorni, la costringono a ritirare 500 euro dal bancomat, a chiedere in banca un prestito di 1.500 euro, a riscattare la propria polizza vita e a farsi rilasciare una carta di credito. E ancora a farsi comprare un iPhone, così come a farsi pagare pranzi e cene fuori.
La denuncia dei genitori della vittima
Il gioco scorretto inizia a scricchiolare quando i due cercano di vendere la macchina della ragazza, un'auto a noleggio. In particolare si insospettisce una possibile acquirente, che decide di mettersi in contatto con la vittima e di metterla in guardia. Intervengono così i genitori della 29enne, che denunciano immediatamente il tutto alle forze dell'ordine. Mentre i due fuggono in Calabria, per non fare mai più ritorno.
Attualmente sono entrambi detenuti per altra causa proprio a Reggio Calabria, e hanno vari precedenti (tutti per reati contro il patrimonio). Oggi, sulle loro spalle, si aggiunge anche quest'ultima condanna a tre anni. "Infierire non serve", il commento del padre della vittima. "Va accolto il perdono".