Condannata per omicidio, 29enne esce dal carcere per lavoro e rientra ubriaca: revocati i permessi
Giulia Taesi, 29enne bresciana detenuta nel carcere di Verziano e da tempo ammessa al lavoro esterno, rischia di dover interrompere definitivamente il percorso di reinserimento che le era stato concesso. La ragazza, che lavorava come cameriera in un ristorante, è tornata nell'istituto penitenziario alcuni giorni prima di Natale dopo una cena sociale in cui aveva bevuto troppo. Il giorno successivo è stata sottoposta ad analisi che hanno confermato il suo abuso di alcol. Ora i magistrati dovranno decidere se concederle un'altra opportunità.
La condanna per la morte di Riadh Belkahla e il periodo in carcere
Come riportato dal Giornale di Brescia, la 29enne è Giulia Taesi, la ragazza che la sera del 12 aprile del 2016 insieme al fidanzato di allora Manuel Rossi uccise con 81 coltellate lo spacciatore di origini tunisine Riadh Belkahla. La coppia aveva accumulato con lui un debito di mille euro. Così quel giorno, mentre si trovavano nella campagna di Zocco di Ebrusco, Taesi lo bloccò al sedile e il fidanzato lo colpì alle spalle uccidendolo. I due abbandonarono il corpo del pusher 46enne in un campo e provarono a fuggire. Poche ore più tardi vennero arrestati.
Ora la ragazza sta scontando la condanna definitiva a 16 anni, dopo che al termine del processo d'Appello ha deciso di rinunciare al ricorso in Cassazione. Taesi era ritenuta fino a qualche giorno fa una detenuta modello: lavorava come cameriera in città e si era iscritta all'università in cui andava regolarmente per seguire le lezioni.
La cena di Natale e la decisione dei magistrati
Alcuni giorni prima di Natale, però, la struttura in cui lavorava aveva organizzato una cena. La 29enne ha esagerato con l'alcol e, tornata in carcere per la notte, era visibilmente ubriaca. Le analisi del giorno successivo hanno confermato l'abuso di alcol e i carabinieri l'hanno raggiunta e riportata in cella.
Il Tribunale di Sorveglianza ha subito sospeso i permessi di uscita per motivi di lavoro e aperto un procedimento disciplinare disponendo alcuni giorni di isolamento. Ora i magistrati dovranno decidere se concederle una seconda opportunità o interrompere definitivamente il percorso lavorativo all'esterno del carcere femminile.