video suggerito
video suggerito

Cold case Nicola Vivaldo, ucciso dalla ‘Ndrangheta nel 2000: due indagati tornano in libertà

Il Tribunale del Riesame ha rimesso in libertà Sanfilippo e ha annullato la misura in carcere per Scatolini, due degli indagati nell’inchiesta sull’omicidio di Nicola Vivaldo.
A cura di Giulia Ghirardi
26 CONDIVISIONI
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Svolta giudiziaria nell’inchiesta sull'omicidio di Nicola Vivaldo, ucciso con quattro colpi di pistola alla testa il 23 febbraio 2000 in un agguato sotto casa, a Mazzo, una frazione del comune di Rho (Milano): il Tribunale del Riesame di Milano ha, infatti, annullato due ordinanze di custodia cautelare nell’ambito del procedimento che ha riaperto uno dei cold case più noti legati alla ’ndrangheta al Nord.

L'omicidio di Vivaldo

Nicola Vivaldo, 50enne originario di Isca sullo Ionio nel Cosentino, è stato assassinato sotto la propria abitazione in via Balzarotti con 4 colpi di pistola semiautomatica calibro 7.65, esplosi a distanza ravvicinata e con l’uso di un silenziatore.

Secondo l’accusa, il movente sarebbe riconducibile alla convinzione, maturata negli ambienti criminali, che l’uomo fosse un "informatore delle forze dell’ordine" e che avesse avuto un ruolo determinante anche nella cattura del latitante Francesco Aloi.

La svolta nelle indagini

All'incirca un mese fa, il pentito Emanuele De Castro, ex membro del locale di ‘Ndrangheta di Lonate Pozzolo (Varese), aveva riferito agli inquirenti che dietro l'omicidio ci sarebbe la cosca di Vincenzo Rispoli.

In particolare, secondo quanto riferito da De Castro, alla guida dell'auto ferma in mezzo alla carreggiata per impedire possibili vie di fuga ci sarebbe stato Stefano Scatolini, insieme a lui Massimo Rosi e De Castro stesso. Sarebbe stato Rosi a sparare. "Si trattava di una consacrazione", aveva spiegato il collaboratore di giustizia alla pm Cecilia Vassena. "La prova della sua affidabilità per Rispoli che mi chiese di partecipare perché non si fidava tanto di Massimo Rosi".

Tali dichiarazioni avevano quindi portato all'arresto di Massimo Rosi, Stefano Scatolini e Stefano Sanfilippo (capo della locale di Rho, colui che "fece la soffiata per individuare la vittima"), oltre che di Vincenzo GallaceVincenzo Rispoli, rispettivamente a capo dell'omonima ‘ndrina di Guardavalle in Calabria e della locale di Legnano-Lonate Pozzolo, con l'accusa di omicidio aggravato.

Oggi i giudici del Tribunale del Riesame di Milano hanno, però, deciso di rimettere in libertà Sanfilippo e hanno annullato la misura in carcere anche per Scatolini. Le motivazioni alla base delle decisioni del Riesame verranno depositate entro 45 giorni.

26 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views