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Chiuse le indagini sul progetto Scalo House a Milano: gli indagati salgono a 22, tra loro anche funzionari comunali

Chiuse le indagini sul progetto Scalo House a Milano: 22 indagati tra tecnici e funzionari per presunte irregolarità urbanistiche, abusi edilizi e falso.
A cura di Giulia Ghirardi
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Il rendering del progetto Scalo House in zona Farini a Milano (foto da sito Scalo House)
Il rendering del progetto Scalo House in zona Farini a Milano (foto da sito Scalo House)

La procura di Milano ha chiuso le indagini sul progetto immobiliare "Scalo House", il complesso immobiliare situato tra via Valtellina 38 e via Lepontina 4, in zona Farini, già finito sotto sequestro nel novembre 2024. Con l’avviso di conclusione dell’inchiesta notificato oggi, giovedì 11 dicembre, alle difese, il numero degli indagati sale da 14 a 22, tra costruttori, progettisti e funzionari comunali.

Tra questi figurano l’ex dirigente dello Sportello unico per l’edilizia del Comune di Milano Giovanni Oggioni, i componenti dell’allora Commissione per il paesaggio – tra cui Alessandro Scandurra, Marco Stanislao Prusicki – e il progettista Paolo Mazzoleni, oggi assessore all’Urbanistica a Torino. Le accuse, a vario titolo, sono quelle di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso.

Secondo quanto emergerebbe dalle imputazioni, Oggioni avrebbe orientato "l’andamento della pratica nella fase decisoria dell’istanza di permesso di costruire convenzionato", con l’obiettivo di evitare che la Commissione paesaggio esprimesse un nuovo parere sul progetto aggiornato. I magistrati hanno definito quella versione del progetto "lacunosa e priva di requisiti minimi": ciononostante, sarebbe stato accolto il suggerimento di non convocare una nuova seduta, ritenendo le modifiche "non di rilievo" rispetto al progetto già valutato positivamente il 7 novembre 2019.

Nello specifico, le indagini – coordinate dai pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici, Paolo Filippini e dall’aggiunto Tiziana Siciliano – si sono concentrate sulle presunte irregolarità urbanistiche del progetto, che aveva già portato alla realizzazione di una residenza universitaria da 122 posti letto. Secondo gli investigatori, la progettazione presentava "violazioni della normativa urbanistica" che avrebbero portato a una sottostima degli oneri di urbanizzazione e a un illecito aumento di superfici e cubature.

Per questo, dopo il sequestro dell'area, i sigilli erano stati apposti a due aree differenti: l’edificio destinato a essere trasformato da uffici a studentato convenzionato tramite una semplice "ristrutturazione edilizia", e il cantiere in cui era prevista la demolizione integrale di due costruzioni basse – di uno e due piani – da sostituire con due nuove torri da 8 e 13 piani per un totale di 65 appartamenti, anche di fascia alta.

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