Chiesto rinvio a giudizio per l’avvocata di Alessia Pifferi, la compagna di cella: “Diceva che doveva fare la scema”

Prosegue il filone d'indagine parallelo a quello relativo ad Alessia Pifferi (condannata in primo grado all'ergastoloper la morte della figlia), cioè quello che riguarda la sua avvocata, Alessia Pontenani, quattro psicologhe e il consulente psichiatrico della difesa Marco Garbarini. Secondo il pm Francesco De Tommasi, che ha chiesto il rinvio a giudizio, gli indagati avrebbero messo in piedi un "piano precostituito" per aiutare Pifferi a fingere di essere "affetta da un ritardo mentale grave" e almeno parzialmente "incapace di intendere e di volere" così da ottenere una perizia psichiatrica.
Le ipotesi di reato sono, a vario titolo: favoreggiamento, false dichiarazioni all'autorità giudiziaria, falsa testimonianza, falso in atto pubblico e falso commesso da incaricati di pubblico servizio. Le indagini della procura, in particolare, avrebbero scoperto un una relazione del 3 maggio 2023 nella quale sarebbe stato attestato "falsamente" che Pifferi avesse un "quoziente intellettivo" di 40 e quindi un "deficit grave" con "scarsa comprensione delle relazioni di causa ed effetto e delle conseguenze delle proprie azioni" e annotati falsi "colloqui" nel "diario clinico" della 39enne in carcere.
Nel materiale a sostegno della sua accusa, il pm ha inserito anche una dichiarazione di Tiziana Morandi, la cosiddetta Mantide della Brianza, nonché compagna di carcere di Pifferi. La donna avrebbe raccontato agli inquirenti che Pifferi avrebbe detto "devo fare la mongoloide perché ci sono cimici dappertutto" e manifestato l'intenzione di fare la "fuori di testa".