Chieste le condanne per i manager di Caffaro Brescia per disastro ambientale: cosa rischiano

Disastro ambientale, inquinamento, gestione irregolare di rifiuti e falso in bilancio. Queste le accuse mosse ai vertici di Caffaro Brescia Srl, azienda che produce soda caustica e composti organici del cloro come il tetracloruro di carbonio e il clortalonil, cioè sostanze chimiche che si trovano in insetticidi e vari prodotti agricoli. In sede di requisitoria, che si è svolta ieri, martedì 30 ottobre, il pm di Brescia Donato Greco ha chiesto pene fino a tre anni e quattro mesi per i manager Antonio Todisco, Alessandro Quadrelli e Alessandro Francesconi e un anno e mezzo per Vitantonio Balacco.
Secondo l'accusa, i manager non avrebbero rispettato i termini delle prescrizioni degli enti di controllo, né fatto nulla per adempiere gli obblighi che avevano sottoscritto quando hanno acquistato l'azienda. Si tratta di clausole che avrebbero dovuto adeguare gli impianti in base alle attuali norme ambientali. Invece non sarebbero state messe in sicurezza neppure le cisterne deteriorate, mentre le acque contaminate da Pcb (policlorobifenili) sarebbero rimaste uguali nonostante necessitassero di depurazione.
Nel corso della sua requisitoria, il Pm Donato Greco ha affermato che, in seguito all' acquisto dello stabilimento per una cifra simbolica di 200mila euro e 30mila euro l’anno per l’affitto di 30mila metri quadrati d’area, Caffaro Brescia Srl "avrebbe dovuto per impegni contrattuali e prescrizioni degli enti, dalla Provincia al ministero dell’Ambiente, provvedere alla bonifica degli impianti e ridurre l’impatto della produzione industriale sull’ambiente".
"Inutile addebitare la colpa dell’inquinamento alla precedente gestione – ha poi aggiunto il magistrato – il tentativo suona come un autogol, considerato che dalla Caffaro storica la Caffaro Brescia Srl ha acquistato gli impianti e che quegli impianti non sono mai stati aggiornati e messi in sicurezza".