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Omicidio di Giulia Tramontano

Chiara Tramontano: “La mia Giulia non aveva paura. Il femminicidio riguarda anche chi resta”

Il monologo di Chiara Tramontano a Le Iene: “Il giorno in cui Giulia è stata uccisa è morto qualcosa anche in noi. Dietro ogni vittima c’è una famiglia, vite che continuano a cercare un senso nel caos, nel vuoto lasciato dalla violenza”
A cura di Francesca Del Boca
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"Il giorno in cui mia sorella Giulia è stata uccisa è morto qualcosa anche in me, in noi. Il femminicidio non riguarda solo chi muore, ma anche chi resta. E ha il dovere di non dimenticare". Sono le parole di Chiara Tramontano, sorella minore di Giulia che, nell'aprile del 2023, è stata uccisa a coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello nella casa che condividevano a Senago (Milano). 

"Dietro ogni vittima c'è una famiglia, vite che continuano a cercare un senso nel caos, nel vuoto lasciato dalla violenza. A volte mi sveglio e mi chiedo se è successo davvero, se è possibile che una persona così piena di vita, una figlia, una sorella, una mamma in attesa possa sparire così, in un giorno qualunque. La mia Giulia non aveva paura, e nessuno, nemmeno noi, poteva immaginare cosa sarebbe successo", ha raccontato in un monologo al programma di Italia Uno Le Iene. "Sì, perché il pericolo a volte non fa rumore. È la verità che fa più male".

Il barman dell'Armani Cafè è stato recentemente condannato all'ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Secondo quanto emerso dalle indagini, Impagnatiello avrebbe infatti pianificato per mesi il delitto della compagna incinta al settimo mese, prima tentando di avvelenare lei e il feto e poi sferrandole una trentina di coltellate nell'appartamento di Senago (dove la scena del crimine sarebbe stata addirittura "preparata" in anticipo, coprendo i divani e arrotolando il tappeto). "La violenza può convivere in silenzio accanto a te, senza un urlo, senza un livido", sempre le parole di Chiara Tramontano.

"Il giorno in cui Giulia è stata uccisa è morto qualcosa anche in noi. Ma io sono rimasta, e da quel momento ho dovuto scegliere: soccombere o resistere. Ho scelto di trasformare quel dolore in parole, per rompere il silenzio sulle vite spezzate che nessuno racconta: sorelle che diventano madri, madri che diventano rovine, padri che invecchiano in fretta. Il suo nome è Giulia, ma dietro ci sono mille altre donne. Non possiamo più aspettare la prossima. Io resto per raccontare, per lottare. Resto perché Giulia non può più farlo. E non smetterò mai di farlo al posto suo".

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