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Lucia Zani, sorella di Silvia e Paola condannate all’ergastolo per l’omicidio di Laura Ziliani: “Devono pagare”

Parla la terza figlia di Laura Ziliani, unico membro della famiglia rimasto dopo l’omicidio della madre nel 2021 e la condanna definitiva all’ergastolo delle sorelle Silvia e Paola. A lei l’ex vigliessa aveva intenzione di destinare gran parte della propria eredità, oggetto del desiderio delle figlie e del fidanzato di entrambe Mirto Milani.
A cura di Francesca Del Boca
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"Se la sono cercata, ora devono pagare". Sono le parole di Lucia Zani ovvero la terza figlia di Laura Ziliani, l'ex vigilessa di Temù (Brescia) uccisa l'8 maggio del 2021 dalle altre due figlie Paola e Silvia Zani con Mirto Milani, fidanzato di entrambe. I tre, lo scorso 9 luglio, sono stati definitivamente condannati all'ergastolo dai giudici della Corte di Cassazione.

La terza figlia di Laura Ziliani

Della famiglia, ad oggi, resta solo lei, la figlia di mezzo Lucia, 29 anni, che ha un ritardo cognitivo e vive a Brescia con una badante. Il padre Enrico Zani, insegnante di 53 anni, si spense all’ospedale di Edolo nel 2012, dopo essere stato travolto da una valanga in Val d’Avio mentre faceva alpinismo in compagnia di un amico. La madre, con la quale aveva un legame speciale, è stata brutalmente assassinata dalle altre due figlie ora in carcere: prima è stata stordita con un muffin avvelenato, poi strangolata e sepolta in una buca scavata di fianco al fiume Oglio, forse ancora viva.

Il tutto, secondo tre diversi gradi di giudizio, per mettere le mani sulla cospicua eredità della madre, 25 immobili e 11 terreni tra Brescia e la Valcamonica dal valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Un vero e proprio tesoro che la donna avrebbe avuto intenzione di destinare in gran parte proprio alla figlia più bisognosa, per tutelarla e supportarla a vita con piccole rendite, e forse anche perché consapevole delle manipolazioni di Mirto Milani che, come lei stessa aveva confessato a un'amica, si intrometteva ormai sempre più spesso negli affari di famiglia.

"Mia figlia era rimasta basita dal fatto che Mirto potesse intromettersi in maniera così invasiva in situazioni che non lo riguardavano. Aveva avuto da dire su una ristrutturazione, diceva che Laura aveva speso troppi soldi, avevano anche litigato", aveva raccontato la nonna delle due, madre di Laura Ziliani. "Dopo la morte di Laura Mirto gestiva insieme alla madre gli averi della famiglia come se fossero suoi. Pulivano gli appartamenti, riparavano i guasti, riscuotevano i soldi delle locazioni. Mirto e le mie nipoti erano troppo attaccate al denaro".

Il piano diabolico per l'eredità di Laura Ziliani

Dall'inizio delle intercettazioni, ovvero dal 26 maggio 2021, gli investigatori hanno infatti registrato diverse conversazioni tra Silvia Zani e Paola Zani, nonché dello stesso Mirto Milani, in cui discutevano apertamente della situazione patrimoniale della madre, chiarendo la volontà di impossessarsi il prima possibile della locazione di alcuni appartamenti, contattando in prima persona i locatari per aumentare l'affitto e costringendoli a saldare tutti gli arretrati, il tutto deviando i bonifici sul conto delle sorelle Zani. A gestire il business degli affitti, la madre di Mirto Milani Mirna Donadoni (non indagata): era stata lei, nei giorni immediatamente successivi alla sua scomparsa, a preoccuparsi di trovare un legale che si occupasse delle rendite della consuocera. Stando a quanto si legge dalle carte della Procura, era sempre la madre di Milani a incitare, stimolare e spingere il figlio e le ragazze a "verificare la reale situazione economica di Laura Ziliani" e a "gestire con più fermezza le locazioni". 

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