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Cecchini italiani a Sarajevo, un’istituzione indipendente lo aveva già segnalato nel 1995

Un’inchiesta della Procura di Milano ha riaccesso la luce sull’assedio di Sarajevo. A sparare sui civili c’erano anche cittadini europei come già denunciava un organismo indipendente nel 1995.
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Un’immagine della guerra a Sarajevo
Un’immagine della guerra a Sarajevo

"In quelle udienze pubbliche, a un certo punto, è venuto fuori da testimonianze dirette di esuli della Bosnia, che c'erano civili di altri Paesi, alcuni anche dal Nord Italia, che avevano trasformato le loro cacce di selvaggina in caccia all'uomo, organizzati e pagando". Al telefono con Fanpage.it c'è il dottor Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale permanente dei Popoli che si era occupato nel 1995 dei crimini contro la neonata Bosnia Erzegovina, durante l'assedio di Sarajevo (1992-fine 1995) e il massacro di Srebrenica.

Il Tribunale dei popoli è un organismo indipendente, nato nel 1979, per promuovere i diritti umani. Anche grazie al lavoro svolto all'epoca da questa organizzazione, si sono riaccesi i riflettori sui "Safari umani" organizzati durante l'assedio di Sarajevo, quando dalle colline sulla città, oltre ai militari e paramilitari serbi e serbi-bosniachi, anche civili arrivati da Paesi europei avrebbero sparato sulla popolazione inerme. Tra i cecchini ci sarebbero stati anche cittadini italiani.

Indagini sugli italiani che sparavano ai civili bosniaci

Mentre la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio volontario plurimo aggravato da motivi abietti e crudeltà, dopo l'esposto presentato dal giornalista Enzo Gavazzeni, con il supporto degli avvocati Guido Salvini e Nicola Brigida, il dottor Gianni Tognoni torna su quei terribili anni della guerra nell'ex Jugoslavia.

"Siamo stati i primi a fare un Tribunale pubblico per quello che stava succedendo nell'ex Jugoslavia, per esprimere un parere indipendente. Allora non c'era ancora la Corte penale internazionale, quella guerra ci aveva fatto fare urgentemente una sessione a Berna con il supporto dell'Unione degli avvocati svizzeri", ci racconta Tognoni.

"Dal punto di vista formale quello dei cecchini europei che andavano a sparare era diventato un problema su cui indagare", come raccontato dalle testimonianze degli esuli bosniaci riparati in Europa. "Noi non avevamo il potere penale di investigare  – continua Tognoni – ma segnalavamo il problema. Era chiaro che qualcuno doveva prendere in mano la cosa, per approfondire" soprattutto sugli italiani coinvolti.

Trent'anni dopo si farà anche grazie all'esposto presentato a Milano, con le informazioni fornite a Gavazzeni da una fonte dell'intelligence bosniaca che all'epoca avrebbe avvertito gli omologhi italiani del Sismi.

Sarebbero almeno cinque i nostri connazionali coinvolti nei viaggi dell'orrore: imprenditori e professionisti con la passione per le armi disposti, per un weekend, a pagare migliaia di euro a seconda del target umano da colpire.

Crimini che non si prescrivono

L'assedio di Sarajevo, con i militari schierati sulle colline e la città isolata, ha provocato più di diecimila vittime tra cui oltre 1500 bambini: per questo una corte speciale, il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, ha condannato nel 2016, tra gli altri, l'ex presidente della Serbia Slobodan Milosevic e il capo dei serbi-bosniaci e comandante militare Radovan Karadzic.

I crimini commessi all'epoca non si prescrivono. E l'inchiesta di Milano potrebbe portare all'identificazione degli autori: "Confidiamo ci siano risultati significativi" spiega a Fanpage.it l'avvocato ed ex giudice di Milano Guido Salvini che ha curato l'esposto.

"È possibile procedere anche in Italia – continua l'avvocato Salvini – perché trattandosi di omicidi per motivi abietti sono punibili con l'ergastolo e sono punibili anche se un italiano li ha commessi in altri Paesi".

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