Caso Equalize, chiusa l’inchiesta dei dati rubati: in 15 rischiano il processo

La Dda di Milano e la Dna hanno chiuso il primo filone della maxi inchiesta sulle presunte cyber-spie di Equalize e sui dossieraggi con accessi abusivi in banche dati che, alla fine di ottobre, aveva portato a quattro arresti, tra cui quelli di Gallo e Calamucci, e a due misure interdittive. Al termine delle indagini condotte dai pm Francesco De Tommasi e Antonello Ardituro, sono 202 i capi d'imputazione e in 15 rischiano il processo. Tra questi anche Enrico Pazzali, ex presidente di Fondazione Fiera Milano ed ex titolare dell'agenzia investigativa, l'esperto informatico Nunzio Samuele Calamucci e l'imprenditore Lorenzo Sbraccia.
Come emerge dalle oltre 200 pagine firmate dai pm che hanno coordinato il lavoro dei carabinieri, tra le diverse accuse emerge quella di associazione a delinquere finalizzata all'accesso abusivo a sistema informatico, oltre a quelle di corruzione, intercettazioni abusive e rivelazione del segreto d'ufficio. Tra gli indagati figurano coloro che per le accuse, come hacker o esperti informatici o collaboratori, avrebbero fatto parte del gruppo allargato di Equalize di via Pattari, ossia Samuele Abbadessa, Calamucci, Massimiliano Camponovo, Luca Cavicchi, Mattia Coffetti, Giulio Cornelli e Gabriele Pegoraro. Al vertice di tutto, secondo i pm, Enrico Pazzali.
Chiuse le indagini anche nei confronti di Vincenzo De Marzio, ex carabiniere del Ros e presunto ex appartenente ai servizi segreti, di Lorenzo Di Iulio, Daniele Rovini, Daniele Sirtori e dell'imprenditore e immobiliarista romano Lorenzo Sbraccia, uno dei principali "clienti", per l'accusa, del gruppo. E anche nei confronti di Giuliano Schiano e Marco Malerba, il primo ex finanziere, il secondo ex poliziotto, coloro che materialmente avrebbero effettuato gli accessi abusivi nelle banche dati strategiche.