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Caryl Menghetti, la 46enne che ha ucciso il marito a coltellate, è in grado di affrontare il processo

La capacità di stare in giudizio è stata accertata dai periti del tribunale, che nei prossimi giorni visiteranno nuovamente la donna per valutare se al momento dei fatti fosse capace di intendere e di volere. Il delitto è avvenuto lo scorso 26 gennaio.
A cura di Francesca Del Boca
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È stata riconosciuta in grado di affrontare il processo che la attende il prossimo luglio la 46enne Caryl Menghetti, che la notte del 26 gennaio scorso ha ucciso a coltellate il marito Diego Rota nella loro villetta di Martinengo (Bergamo): era stata dimessa poche ore dal reparto di Psichiatria dell'ospedale di Treviglio, dove era stata condotta in preda a deliri e allucinazioni.

La capacità di stare in giudizio è stata accertata dai periti del Tribunale di Bergamo, che entro una decina di giorni visiteranno nuovamente la 46enne per valutare se al momento dei fatti fosse capace di intendere e di volere.

La coppia ha una figlia di 5 anni, ora affidata ai familiari su disposizione della Procura dei Minori di Brescia. Nei giorni precedenti al delitto, secondo quanto emerso, Caryl Menghetti era ossessionata dal terrore che il marito potesse fare del male proprio alla loro piccola: per questo motivo l'uomo, che di professione faceva il falegname, l'aveva portata in Psichiatria, dove era stata dimessa con una terapia farmacologica.

Non l'unico segno di squilibrio. Caryl Menghetti, originaria di Vercelli, presentava già da tempo evidenti problemi psichici, tanto che tre anni fa era già stata sottoposta a un trattamento sanitario obbligatorio.

Uno stato emotivo già fragile e, stando alle ricostruzioni dei militari guidati dal comandante Antonio Rosario Stanizzi, ultimamente turbato da alcune problematiche lavorative e personali vissute nell'ultimo periodo. Nessuna criticità, invece, sarebbe finora emersa all'interno delle mura della villetta di via Cascina Lombarda, nel cuore della Bassa bergamasca: non sono emersi al momento elementi che possano ricondurre l’omicidio a pregressi episodi di maltrattamenti in famiglia, o a evidenti problematiche di coppia tra moglie e marito.

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