Bimbo muore dopo il parto in casa, condannata l’ostetrica: “Rispettando le linee guide sarebbe sopravvissuto”

Lo scorso aprile il Tribunale di Monza ha condannato in primo grado un'ostetrica milanese a un anno e 6 mesi di reclusione, con pena sospesa, per il reato di omicidio colposo. Secondo i giudici, la 73enne sarebbe responsabile della morte di un neonato per il quale i genitori avevano scelto il parto in casa nel 2022 e che si erano affidati a lei. "Se l’ostetrica avesse eseguito correttamente le varie disposizioni contenute nelle linee guida sul parto domiciliare, il neonato sarebbe sopravvissuto", si legge nelle motivazioni della sentenza.
Stando a quanto ricostruito, una coppia di Concorezzo (in provincia di Monza e della Brianza) si era affidata alla 73enne ad aprile del 2022 per far nascere il loro bambino in casa. Il nascituro, però, sarebbe andato subito in difficoltà a causa del cordone ombelicale che gli stringeva il collo. Il piccolo era stato trasportato all'ospedale San Gerardo in condizioni disperate, dove due giorni più tardi è deceduto.
Secondo i giudici del Tribunale di Monza, la 73enne si sarebbe resa responsabile di varie condotte omissive. Innanzitutto, si legge tra le motivazioni della sentenza di primo grado, "il peso del nascituro poteva rappresentare una controindicazione al parto domiciliare" e, se fatto in ospedale, avrebbe portato a un controllo continuo del battito cardiaco. Considerando poi la complicazione dovuta al corone ombelicale, in sala operatoria "si sarebbero potute adottare le necessarie contromisure" e, se necessario, ricorrere "a un parto cesareo".
È stato contestato anche il fatto che al momento del parto fosse presente solo la 73enne affiancata da una "doula", e non quindi una seconda ostetrica. La presenza di una seconda professionista, infatti, le avrebbe permesso di "procedere ad un monitoraggio del battito fetale in maniera maggiormente continuativa e di percepire tempestivamente la decelerazione del battito".