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Barista denuncia baby gang in tv e loro gli bruciano il locale: “Danni importanti, ma voglio riaprire”

Aveva denunciato le aggressioni continue al programma “Le Iene” e, pochi minuti dopo la messa in onda del servizio, mercoledì sera, Yuri Colosio, 27enne bresciano, si era trovato il bar in fiamme. L’ennesimo gesto violento dopo mesi di minacce, ma Yuri vuole riaprire al più presto il locale. Fanpage.it nel frattempo ha parlato anche con il capo della gang accusata e con il sindaco del paese.
A cura di Chiara Daffini
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Dopo l’incredulità e la rabbia, la conta dei danni. Per adesso non ancora quantificabili: "Ma sarà una cifra importante – spiega Yuri Colosio, il giovane barista di Ghedi (Brescia) che mercoledì sera, dopo aver denunciato alla trasmissione "Le Iene" le ripetute aggressioni da parte di una gang locale, si è trovato il locale in fiamme –: devo rifare tutti gli scalini, si è bruciata parte del tetto, diverse vetrate sono andate in frantumi con l’esplosione e pure i cardini della porta d’ingresso sono crepati". Chi ha appiccato il fuoco, secondo le prime ricostruzioni, ha versato del liquido infiammabile sullo zerbino davanti all’ingresso e le fiamme sono divampate in pochi secondi, attirando l’attenzione dei passanti.

"Considerando che sto ancora pagando il mutuo, sarà dura", commenta il 27enne di Ghedi, che però non si arrende: "Intendo riaprire il prima possibile, forse già domani o dopodomani, anche se naturalmente il locale non sarà da 10 e lode". Intanto da tutta Italia piovono dimostrazioni di solidarietà nei confronti del giovane barista e della sua famiglia: chi pensa a una raccolta fondi, chi a una manifestazione contro la violenza giovanile, chi ancora porta in regalo a Yuri un quadro con incise le parole di Giovanni Falcone: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. "Tutto questo affetto mi consola – commenta Yuri -, ma non voglio pesare sugli altri".

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Abbiamo bisogno di aiuti statali

Negli ultimi due giorni Ghedi, paese di circa 18mila abitanti nella bassa Bresciana, è al centro dell’attenzione nazionale. In negativo: "È evidente – commenta il sindaco Federico Casali – che il problema sul territorio esiste ed è giusto che i media vi puntino i riflettori. Va però detto che si tratta di criticità nuove e che non coinvolgono solo la nostra comunità". Secondo il primo cittadino di Ghedi, è necessario un triplice intervento: repressivo, politico ed educativo. Yuri, oltre alle ripetute denunce alle forze dell’ordine, si era rivolto proprio a Casali: "Era venuto da me circa un mese fa – racconta il sindaco -, le pattuglie della polizia locale effettuano controlli quotidiani sul territorio, fino a mezzanotte e mezza. Ma i bar, come il MiVida di Colosio, chiudono anche dopo. Inoltre abbiamo solo dieci agenti, quando ne servirebbero il doppio". Per questo Casali si appella al ministero degli Interni: "Nel prossimo consiglio comunale presenteremo una mozione per sollecitare il Governo a darci maggiori risorse, non solo per l’azione repressiva, ma anche per quella educativa, nelle scuole e di supporto alle famiglie, che spesso non ci sono. Per esempio – continua il primo cittadino – non più di dieci giorni fa la nostra polizia aveva arrestato due componenti della gang in questione, ragazzi che erano qui senza permesso di soggiorno".

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Era solo un video clip, non siamo stati noi

La gang, appunto. Definita baby, ma in realtà composta prevalentemente da maggiorenni. La vittima e tutti i ghedesi – ma le indagini di carabinieri e polizia giudiziaria sono ancora in corso – sono convinti che si tratti di un gruppo, appunto quello citato nel servizio delle Iene, capitanato dal rapper ventenne che sui social si fa chiamare Byondogang. Sul suo canale YouTube un mese fa ha pubblicato il video musicale “Ho fatto un patto”, dove si vedono ragazzi con asce, machete e passamontagna, mentre il Byondo canta un brano in francese intervallato da qualche “Bro”.

"Non siamo una baby gang – dice a Fanpage.it il Byondo, il cui vero nome è Youssef, età 22 anni –. Non sono il capo di nessuno, sono solo miei amici.  Ho fatto quel videoclip usando quelle cose (asce e machete, ndr), ma è solo un video, come tu puoi vedere un film horror dove tagliano un braccio, però alla fine è solo un film".

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Ping pong di denunce

Gli screzi tra lui e Yuri erano partiti lo scorso autunno, quando la gang aveva iniziato a frequentare il locale e a creare tensioni. "Una sera – racconta il barista – uno di loro aveva buttato sul divano del locale una ragazza, aggredendo il buttafuori. Quando ho cercato di intervenire, mi sono visto puntare un coltello in faccia e poi ho anche ricevuto una denuncia". Youssef mostra a Fanpage.it una foto – subito cancellata dalla chat – in cui ha il volto tumefatto, affermando sia stato Yuri: "Per questo l’avevo denunciato. Mi sento accusato ingiustamente, io volevo davvero fare pace e in quel momento (quando il locale è andato a fuoco, ndr) ero a casa". Sulla sua pagina Instagram mette una storia con un coniglio mascherato da leone, davanti a una tastiera del pc. La vicenda è ora nelle mani dei Carabinieri di Verolanuova, guidati dal maggiore Tedros Christian Comitti Berrè.

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