Bambina di 12 anni salta 5 giorni di scuola: “Costretta da estraneo per folle challenge sui social”
Un'altra sfida social. L'ennesima. E a esserne vittima è ancora una volta una ragazzina. La minorenne, di appena 12 anni, per cinque giorni non è andata a scuola. Cinque giorni nei quali è stata costretta da una persona conosciuta sul web a eseguire delle prove terrificanti: gettarsi a terra a occhi chiusi, trovare un gatto e ucciderlo e altre richieste accompagnate da video e musiche psichedeliche.
Le assurde richieste sui social e l'assenza prolungata da scuola
In questi giorni, ogni mattina, la 12enne prendeva il suo zaino e fingeva di andare a scuola. Usciva la mattina presto e tornava all'ora di pranzo. In realtà, come riporta il quotidiano Il Corriere della Sera, la ragazza si nascondeva in una stradina privata ed esaudiva quanto richiesto. Il responsabile l'aveva infatti convinta che nel suo istituto scolastico c'erano dei "controllori", che avrebbero verificato se si stesse preparando alle sfide o se si fosse confidata con qualcuno. Questo le sarebbe costate ulteriori punizioni. Fortunatamente le assenze prolungato hanno allarmato la scuola: la segreteria ha infatti contatto i genitori chiedendo spiegazioni. La famiglia, ignara di tutto, ha scoperto quindi quanto successo. Dalla ricostruzione degli inquirenti è emerso che la ragazzina, in una community di un gioco online, fosse entrata in questi diabolici link. Ulteriori accertamenti hanno permesso di scoprire che nell'ultimo anno la minorenne stessa attraversando una crisi tanto da portare avanti atti di autolesionismo.
La richiesta di ricovero in Neuropsichiatria
La Procura e il Tribunale per i minorenni di Milano hanno quindi richiesto un ricovero in Neuropsichiatria infantile che per ora però, a causa delle lunghe liste d'attesa, non ha avuto riscontro: "Uno dei problemi fondamentali è proprio questo – spiega Ciro Cascone, procuratore del Tribunale dei minori a Fanpage.it -. I posti nei reparti di Neuropsichiatria sono insufficienti e bisognerebbe raddoppiarli. Non lo si fa perché purtroppo mancano le risorse". E probabilmente anche perché il problema è spesso sottovalutato. Sicuramente la pandemia da Coronavirus e il conseguente lockdown ha amplificato i disagi psicologici nei giovani e giovanissimi, ma come spiega lo stesso procuratore il problema persiste da anni: "Quest'anno è stato sicuramente importante, ma il trend di giovani con problemi psicologici è in crescita già da diverso tempo e noi da anni lamentiamo la carenza di strutture e la mancanza di comunità terapeutiche di pronto intervento".
La carenza di strutture e comunità per giovani con problemi psicologici
Strutture e comunità che sarebbero fondamentali sia per i ragazzi stessi che potrebbero così ricevere un aiuto concreto, ma anche per le famiglie: "I genitori e i parenti vengono lasciati soli e spesso queste malattie vengono stigmatizzate. Non avendo un'assistenza adeguata fin da subito, le problematicità di un giovane si trasformano e si traducono a volte in atteggiamenti violenti e quindi in reati. Se invece partissimo prima potremmo prevenire questi comportamenti". Non solo, sarebbe errato anche dare totalmente la colpa ai social network: "Tantissimi ragazzi sono vittime di queste sfide. Il primo problema da porsi è come posso aiutarlo? Stava già male prima? Per capirlo serve uno specialista. Anche nel caso della 12enne servirebbe un aiuto di questo tipo perché c'è il rischio che, essendo lasciata sola, ci ricaschi e continui a star male".