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Baby Gang a processo per il video di Lecco City: “C’è accanimento su di me, non è reato bere e fare musica”

Il rapper lecchese Baby Gang (alias Zaccaria Mouhib) sta affrontando un processo in cui è accusato di minaccia a pubblico ufficiale, di aver fatto esplodere colpi da un’arma giocattolo e di aver violato la quiete pubblica. Al termine dell’udienza del 3 maggio, il 22enne ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee: “Mi sono rifatto una vita”.
A cura di Enrico Spaccini
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Baby Gang (foto da Instagram)
Baby Gang (foto da Instagram)

È tornato in un aula di Tribunale il 22enne Zaccaria Mouhib, il rapper conosciuto come Baby Gang accusato di minaccia a pubblico ufficiale, di aver fatto esplodere colpi da un’arma giocattolo e di aver violato la quiete pubblica del rione Santo Stefano di Lecco. Già condannato in primo grado per rapina e per la sparatoria di Corso Como, deve rispondere per gli episodi risalenti all'estete del 2021. Baby Gang stava girando il videoclip di Lecco City in piazza Cappuccini insieme ad alcuni amici e in quei giorni stava uscendo il suo album Delinquente. "C'è accanimento nei miei confronti", ha dichiarato spontaneamente il 22enne al termine dell'udienza, "adesso mi sono rifatto una vita. Non è reato bere e fare musica".

Il videoclip di Lecco City e i festeggiamenti per Delinquente

Gli episodi che vengono contestati dalla Procura di Lecco, coordinata dal pm Mattia Mascaro, risalgono al 25 luglio 2021 e nella notte tra il 26 e il 27 agosto dello stesso anno. In entrambe le serate, le forze dell'ordine erano state allertate per un assembramento di un gruppo di ragazzi con musica ad alto volume. La prima sera stavano girando il videoclip di Lecco City, durante il quale, sostiene l'accusa, sarebbero stati esplosi colpi con un'arma giocattolo e fuochi pirotecnici.

La stessa cosa sarebbe accaduta nella seconda serata, quando Baby Gang stava festeggiando l'uscita del suo album Delinquente. In entrambi i casi, ha sottolineato la Procura, il gruppo si è disperso all'arrivo delle forze dell'ordine senza creare disordini, ma così facendo il 22enne avrebbe violato il provvedimento di allontanamento dalla città che era stato disposto dal questore di Lecco.

Le dichiarazioni di Baby Gang

Durante l'udienza del 3 maggio, l'agente della polizia di Stato che era arrivato sul posto quella sera ha ricostruito i fatti davanti al giudice Gian Luca Piantadosi. L'avvocato Niccolò Vecchioni che difende il rapper ha chiesto di sentire altri testimoni, ma la richiesta è stata respinta.

Alla fine, Baby Gang, tornato in carcere pochi giorni fa per aver violato gli arresti domiciliari, ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee: "Non abbiamo fatto una rissa", ha detto ricordando quelle sere in piazza che gli vengono contestate, "nei miei confronti c'è accanimento. Non è reato bere e fare musica e quanto successo in un locale della zona non ho responsabilità". Il 22enne ha anche aggiunto che ci sarebbero "tre sosia con i miei stessi tatuaggi", respingendo ogni accusa. Il processo è stato aggiornato e a inizio estate potrebbe arrivare la sentenza.

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