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Arrestato l’evaso Massimo Riella, l’avvocato: “A maggio voleva costituirsi, gli avevano sparato”

A Fanpage.it l’avvocato di Massimo Riella, l’evaso per oltre quattro mesi e ora arrestato in Montenegro, spiega che “voleva costituirsi lo scorso maggio. Era ferito, è vivo per miracolo”.
A cura di Giorgia Venturini
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La latitanza di Massimo Riella, evaso lo scorso marzo durante un permesso premio, è finita dopo quattro mesi e mezzo in un appartamento in Montenegro. Verrà estradato. Quando, dipenderà anche da lui. Ora infatti – come spiega a Fanpage.it la sua avvocata Roberta Minotti – potrà lui stesso accettare subito il rientro in Italia oppure, se si opponesse, sarà il giudice del Paese in cui si trova ora a decidere.

L'arresto a dicembre e la fuga sui suoi monti

Da quanto tempo Riella si trova in fuga all'estero è ancora tutto da capire. Certo è che fino a maggio si nascondeva tra i suoi monti lecchesi contando sul supporto di qualche amico. "La gente se lo passa di casa in casa, il mio Massimo non vaga nei boschi cacciando a mani nude", aveva fin da subito precisato il padre Domenico. Tutti hanno creduto alla sua innocenza: dallo scorso dicembre il 48enne era finito in carcere perché accusato di essere il responsabile di una rapina ai danni di due anziani.

Responsabilità che Riella ha sempre negato: "È sempre stato una persona onesta e ha sempre ammesso le sue colpe. Ha diversi procedimenti chiusi che ha pagato non tirandosi indietro alle sue responsabilità", spiega a Fanpage.it l'avvocata Minotti. "Per questo quando dice che non ha commesso nessuna rapina io gli credo. Senza di lui è stato difficile anche impostare la parte difensiva, ora potrà spiegare tutto".

Adesso Riella dovrà spiegare anche tutto sulla sua evasione: "Gesto che non condivido e che complicherà tutto. Lo interpreto come il gesto di una persona disperata". Il 48enne ora rischia una pena fino ai tre anni per essere stato latitante per quattro mesi e mezzo. A maggio l'ultimo incontro tra l'avvocata e Riella: "L'ho incontrato qualche settimana fa perché voleva costituirsi. Era anche ferito. Aveva una importante ferita d'arma da fuoco sopra il petto: è vivo per miracolo".

"A sparare un agente della polizia penitenziaria"

Per lui si è temuto il peggio dopo che "una guarda penitenziaria ha sparato contro Massimo", come ha denunciato Domenico. I tre si sono messi a parlare della volontà o meno del 48enne di costituirsi. "A un certo punto l'agente ha fatto partire un colpo – spiega la figlia Silvia a Fanpage.it -. Mio nonno ha urlato e mio padre è scappato. Sarebbero allora partiti altri colpi che potrebbero averlo ferito. Anche se l'agente avrebbe detto di aver sparato in aria". L'incontro era stato voluto anche dal padre che aveva cercato di convincere il figlio a costituire. Poi gli spari e la fuga. Il padre Domenico si era presentato dai carabinieri e aveva denunciato il poliziotto.

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