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Apre il ristorante dell’ex calciatore Cordoba in Isola, i residenti fanno ricorso: “Basta locali per la movida”

Un nuovo ristorante ha aperto ieri, mercoledì 29 ottobre, in zona Isola, una delle zone “ad alta tutela” su cui il comune di Milano ha imposto il regolamento “antimovida”. Un condominio vicino ha fatto ricorso al TAR per le modalità di apertura del locale. I residenti hanno raccontato a Fanpage.it cosa significa vivere in una zona affollata fino a tarda notte.
A cura di Vittoria Brighenti
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Immagine di repertorio
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"Ormai a Isola si mangia, si beve e basta. La movida sta diventando insostenibile e siamo noi a pagarne le conseguenze". A parlare a Fanpage.it è uno degli abitanti del quartiere attualmente al centro della polemica causata dall'apertura dell'ennesimo locale nel quartiere Isola, dove ieri si è tenuta l'inaugurazione del nuovo ristorante Mitú, dei fratelli Andrés e Iván Cordoba (quest'ultimo ex calciatore dell’Inter): il "primo ristorante colombiano d’alta cucina d’Europa" si trova in via Pollaiuolo, traversa di piazzale Archinto, uno dei più vivaci epicentri notturni milanesi, e per questo inserito l'anno scorso dal Comune nelle zone "ad alta tutela".

Isola infatti è uno dei quartieri in cui il Comune ha imposto il regolamento "antimovida" per limitare l'apertura di nuovi bar e locali. E così il condominio ha fatto subito ricorso al TAR, il Tribunale Amministrativo Regionale, contro le modalità di apertura dell'attività e l'applicazione da parte del Comune del regolamento.

La vicenda

Facciamo un passo indietro. Il 6 maggio 2024, il comune milanese ha approvato il cosiddetto regolamento "antimovida", entrato in vigore due mesi dopo, per contenere l'apertura di nuovi bar e locali serali in zone già piene come i Navigli, Brera, Nolo, Chinatown e Isola. L'obiettivo per le "zone ad alta tutela" è quello di ridurre affollamento e schiamazzi fino a tarda notte. Una delle regole principali per capire se si può aprire una nuova attività dice che: "Ci devono essere meno di 7 locali già presenti entro 60 metri di distanza".

I residenti hanno fatto sapere che il problema è che la distanza tra i locali non viene calcolata in linea d'aria ma come "distanza pedonale", cioè il percorso che fa un pedone definito "diligente" che quindi passa sulle strisce pedonali. In questo caso, la distanza tra i due locali davanti al Mitú si moltiplica da 22 a 82 metri. Questa differenza ha fatto quindi scendere il numero di locali vicini da 7 a 5 e ha permesso l'apertura dei fratelli Cordoba.

Il ricorso al TAR

Un condominio vicino ha fatto ricorso al TAR contro il modo in cui il comune ha misurato le distanze e contro alcune irregolarità presenti nella domanda di apertura del locale. In merito a quest'ultima questione, nel regolamento condominiale del palazzo pare che ci sia una regola che vieterebbe di aprire un'attività di ristorazione nell'edificio.

A livello giuridico pesano anche le modalità di presentazione della domanda del ristorante finite in una denuncia penale. Il Comune aveva inizialmente negato l'autorizzazione per dichiarazioni false. Dopo varie pratiche aveva poi ottenuto il via libera a gennaio 2025 solo grazie a una regola discutibile del nuovo regolamento. Ora i residenti e i loro avvocati hanno fatto ricorso al TAR: alla base della protesta, l'idea che il criterio stabilito dal regolamento favorisca proprio ciò che si voleva limitare.

L'opinione dei cittadini

Il quartiere Isola è uno di quelli che fa più discutere i cittadini milanesi e Fanpage.it ha deciso di contattarne alcuni. Tra questi c'è chi, come Elisa, si dice ormai abituata a vivere in un luogo del genere: "Se abiti qui sai a cosa vai incontro. Un conto è chi ci vive da 50 anni, ma se sei qui da 10 sai benissimo cosa c'è e cosa succede. Ringrazio il cielo che lo spazio del locale sia stato riqualificato e che sia tornato in vita. Non vivo proprio dove c'è la piazza, ma perché quando ho scelto la casa mi sono organizzata per vivere dove meglio credevo. Il fatto che la gente sia maleducata è un'altra cosa, ma vedo anche persone che si lamentano alle 10 di sera di sabato".

C'è anche chi, come Paola, ha invece deciso di andarsene: "Io sono scappata, era una roba indegna. Non c'è polizia che tenga. Spesso incendiavano anche le torri di elettricità, immaginate il caos. Ho contattato le forze dell'ordine per moltissimi episodi, ma intervenivano e non cambiava assolutamente niente".

Michela sottolinea invece che: "Mitù è l’ennesima apertura, di cui non si sentiva il bisogno. Ma è solo la punta di un iceberg. Il quartiere è ostaggio da anni di una deregolamentazione selvaggia che crea solo disagi ai residenti. L’inserimento dell’Isola nelle “zone ad alta tutela” non ha cambiato praticamente nulla. Non solo troppi locali, ma spesso anche non adeguati da un punto di vista strutturale per l’attività di ristorazione, che producono odori insopportabili e montagne di rifiuti. A cui si aggiungono: la liberalizzazione degli orari che crea via vai a tutte le ore, il parcheggio selvaggio mai sanzionato e assembramenti, schiamazzi e sporcizia che affliggono soprattutto alcuni punti nevralgici del quartiere, come piazzale Archinto".

Michela ha spiegato inoltre che le aperture e chiusure di locali si susseguono, a eccezione di alcuni locali storici o di realtà che si sono ritagliate spazio ultimi anni: "Si tratta sempre di locali-meteora. Locali che attirano clientela mordi e fuggi, interessata più che altro alla visibilità sui social. Gli affitti commerciali alle stelle stanno piano piano estromettono dal quartiere tutte le attività non food. E sono i residenti a pagarne le conseguenze. La movida sta diventando sempre più insostenibile. Tutto è permesso. Musica a palla, fuochi d’artificio, sgasate in piena notte".

E in merito alla questione del regolamento "antimovida" Elena commenta: "La ratio di questa cosa non si capisce, perché due locali che sono uno davanti all'altro si trovano magari a 15 metri, con la questione del percorso pedonale, la distanza si moltiplica. Ma gli odori e il rumore non passano per le strisce pedonali, anzi. Quindi è sempre difficile calcolare la distanza esatta". E aggiunge: "Fino a 10 anni fa, Isola era un quartiere misto, con una vita diurna molto vivace. Con il tempo sono iniziate a sparire la macelleria, la libreria, la cartoleria e tutto ciò che è al servizio dei residenti si è trasformato in locali. Si mangia, si beve e basta. Chiude un locale e ne aprono subito un altro".

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