Annullato il sequestro per abuso edilizio del cantiere di viale Papiniano a Milano: “Costruttore in buona fede”

La gip di Milano, Sonia Mancini, ha annullato il sequestro d’urgenza del cantiere di viale Papiniano 48, nel cuore di Milano, disposto dalla Procura lo scorso 12 novembre. Il provvedimento rientrava in uno dei numerosi filoni di indagine sull’urbanistica milanese e riguardava un intervento edilizio in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico. Con la decisione della gip, la richiesta di convalida e il sequestro sono stati interamente rigettati.
Nello specifico, in questa tranche d’inchiesta risultano indagati Mauro Colombo, direttore dei lavori e progettista, e Salvatore Murè, legale rappresentante della società Papiniano 48 srl e della Murè Costruzioni. Le contestazioni a loro carico sono abuso edilizio e lottizzazione abusiva. Secondo i pm Cavalleri, Baima Bollone e l’aggiunta Tiziana Siciliano, l’intervento sarebbe stato "indebitamente qualificato come ristrutturazione" tramite una Scia, ossia un’autocertificazione, benché si trattasse di fatto di una nuova costruzione che avrebbe richiesto un permesso di costruire e un piano attuativo con servizi annessi. Inoltre, secondo la Procura, i lavori erano proseguiti nonostante un ordine di sospensione emesso dal Comune il 21 maggio 2024.
La giudice, però, ha ritenuto che i due indagati si trovassero in buona fede, vittime di "prassi comunali altalenanti": procedure prima incoraggiate dall’amministrazione, poi smentite "per motivi di opportunità" in concomitanza con l’avvio delle indagini. Pur riconoscendo la natura "assolutamente antigiuridica" dell’intervento – che richiedeva un piano attuativo, oggi necessario per la sanatoria – la gip ha stabilito che mancasse l’elemento soggettivo del reato. In altre parole, il costruttore e il direttore dei lavori avrebbero agito confidando nella legittimità della Scia, presentata secondo una prassi consolidata e avallata dagli uffici comunali.
Il progetto immobiliare prevedeva, infatti, la demolizione di un edificio a uso laboratorio-commerciale e la costruzione di un nuovo immobile di otto piani fuori terra e due interrati a destinazione residenziale. Un intervento che, secondo la gip, sulla base della giurisprudenza, non poteva essere autorizzato con semplice Scia. Il reato di lottizzazione abusiva, dunque, sussiste formalmente, ma non sarebbe da attribuire agli indagati, che avrebbero operato nella convinzione di rispettare la legge.
La giudice ha sottolinea anche un altro aspetto: l’ordine di sospensione dei lavori emesso nel maggio 2024 era "illegittimo" ed era "decaduto oltre un anno fa". Per questo motivo non ci sarebbe stata alcuna urgenza che giustificasse il sequestro del cantiere. Secondo il provvedimento, il Comune di Milano viene, dunque, percepito come "interlocutore istituzionale, qualificato e competente", e il privato ha ragione di ritenere di agire nella piena legalità quando segue le indicazioni comunali.
La decisione della gip potrebbe ora avere ripercussioni sugli altri procedimenti aperti nell’ambito delle indagini sull’urbanistica milanese, nella quale – oltre ai funzionari pubblici – sono coinvolti numerosi imprenditori e costruttori che si sono mossi seguendo prassi amministrative oggi finite sotto esame.