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News sulla strage di Samarate

Alessandro Maja dal carcere ha chiesto di Nicolò, il figlio che ha provato a uccidere a martellate

Alessandro Maja, l’uomo accusato di aver ucciso a martellate la moglie Stefania e la figlia Giulia la notte tra il 3 e il 4 maggio nella loro casa di Samarate, chiede dal carcere del figlio Nicolò. L’unico sopravvissuto alla strage resta ancora ricoverato in gravi condizioni in ospedale.
A cura di Giorgia Venturini
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"Come sta Nicolò?". Lo chiede a un'amica che va a trovarlo in carcere Alessandro Maja, l'uomo accusato di aver ucciso a martellate la moglie Stefania e la figlia Giulia la notte tra il 3 e il 4 maggio nella loro casa di Samarate, in provincia di Varese. Quella notte aveva ridotto anche in fin di vita il figlio Nicolò che però è riuscito a salvarsi. Dopo giorni in terapia intensiva è uscito da coma: resta però ancora in ospedale in gravi condizioni. Non è chiaro però se sappia o si ricordi quanto accaduto alla sorella e alla madre. Ora, a distanza di quattro mesi, dal carcere Maja chiede del figlio.

Maja era ossessionato dai problemi economici

Resta ancora da capire perché un simile gesto. In base alle prime ricostruzioni, fornite finora sembrerebbe che l'uomo fosse ossessionato dai dei problemi di natura economica. Accusava moglie e figli di spendere troppo. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Martina Melita, accerteranno eventuali movimenti bancari e finanziari dell'architetto per verificare il movente. Maja, 57 anni, dovrà rispondere dell'accusa di duplice omicidio volontario aggravato e tentato omicidio. "È ancora molto confuso, è seriamente affranto e non trova una spiegazione per ciò che ha fatto. Non sarà un percorso psicologico facile", ha spiegato il suo avvocato Manuel Gabrielli alla testata locale La Prealpina.

La tragedia in casa una notte di maggio

Nei mesi precedenti l'omicidio l'uomo parlava sempre meno in famiglia. Non mangiava e non dormiva. Passava il tempo solo a lamentarsi delle difficoltà economiche di cui però non è ancora chiaro appunto se sono mai state documentate. Maja non ha mai parlato con investigatori e inquirenti. Dallo scorso maggio sembra però abbastanza chiara la dinamica dell'accaduto: l'uomo avrebbe colpito a martellate prima la moglie e poi la figlia. Per ultimo ha colpito anche Nicolò che però all'arrivo dei soccorsi è stato trovato privo di sensi ma ancora vivo. Così il trasporto con la massima urgenza all'ospedale di Busto Arsizio. Una volta sul posto i carabinieri hanno trovato Maja sporco di sangue e con delle ferite ai polsi. Sembra quasi confermato che l'uomo abbia provato il suicidio una volta commessa la strage. Prima del carcere era stato portato in pronto soccorso per le medicazioni.

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