Ai domiciliari, chiede di tornare in carcere: “Non sopporto più mia moglie”

Si trova recluso ai domiciliari per rapina, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Ma la pena non è solo quella imposta dal giudice in tribunale. "Basta, per favore, fatemi tornare in carcere. Non sopporto più mia moglie".
La convivenza ormai insostenibile
Così un 41enne residente a Seregno ha implorato le forze dell'ordine di poter tornare in carcere, dopo cinque mesi di convivenza coatta con la consorte ormai insostenibili.
I militari, in quel caso, erano intervenuti per sedare l'ennesima rissa tra i due: quella volta, l'uomo aveva addirittura minacciato di tagliarsi le vene con un coltello da cucina. Un clima ormai pesante, troppo.
Urla e violenza
Sì perché urla, insulti e violenza erano ormai quotidianità tra i due coniugi, che vivono con una bambina di sei anni e con un'altra ragazza maggiorenne (figlia di una precedente unione della donna). Una nube tossica di cattivo umore e recriminazioni piene di astio. Senza contare che spesso l'uomo era fuori di sé per colpa dell'alcol, e arrivava a mettere le mani addosso alla moglie o a lanciarle addosso oggetti.
Il ritorno dietro le sbarre
Una situazione a rischio, davanti alla quale i giudici del tribunale di Sorveglianza hanno alzato le mani. E immediatamente accontentato l'uomo: da ieri, infatti, è tornato dietro le sbarre. Con suo grande sollievo. E certamente anche della moglie.