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Abusi sessuali su un minore, don Mauro Galli condannato in appello a 5 anni e 6 mesi

Don Mauro Galli, ex sacerdote dell’oratorio di Rozzano, nell’hinterland di Milano, è stato condannato in appello a cinque anni e sei mesi per abusi sessuali nei confronti di un ragazzo che all’epoca dei fatti aveva 15 anni. I giudici gli hanno concesso le attenuanti generiche, riducendo la pena rispetto alla sentenza di primo grado. L’avvocato della vittima: “Soddisfatti, il fatto è stato cristallizzato”.
A cura di Francesco Loiacono
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È stato condannato anche in appello don Mauro Galli, ex sacerdote dell'oratorio di Rozzano ritenuto colpevole di abusi sessuali su un ragazzino che all'epoca dei fatti aveva 15 anni. I giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello di Milano hanno condannato il sacerdote a cinque anni e sei mesi. In primo grado don Galli, che si è sempre professato innocente, era stato condannato a 6 anni e 4 mesi e la sostituta procuratrice generale Bianca Bellucci durante la scorsa udienza aveva chiesto di confermare in toto la sentenza, affermando: "La sofferenza della parte lesa è stata così evidente che non c’era necessità di fare appello". I giudici hanno però riconosciuto al sacerdote le attenuanti generiche, diminuendo così leggermente la pena.

Gli abusi risalgono al dicembre del 2011

I fatti contestati al sacerdote risalgono al dicembre del 2011: in quella circostanza don Galli avrebbe secondo i giudici abusato di un ragazzino che aveva ospitato per la notte nell'oratorio di Rozzano, nell'hinterland di Milano. Don Galli nel corso del processo di primo grado aveva ammesso di aver dormito nello stesso letto con Fausto (nome di fantasia, ndr), ma aveva negato gli abusi. In sede extragiudiziale il sacerdote però aveva risarcito con 100mila euro i famigliari del ragazzo, che non si sono mai costituiti parte civile e hanno cercato invano in questi anni di essere ascoltati dalle autorità ecclesiastiche. Una circostanza che era stata ritenuta "una discrasia evidente" dal pubblico ministero del primo processo, dal momento che era stato "risarcito un danno che si ritiene di non avere cagionato".

L'avvocato della vittima: Soddisfatti

La sentenza è stata pronunciata a porte chiuse. In aula non erano presenti né don Galli né la sua giovane vittima, che secondo quanto affermato dalla madre sta cercando di voltare pagina. All'uscita dall'aula, la famiglia della vittima ha tirato un sospiro di sollievo: "Siamo decisamente sollevati", ha detto la madre del ragazzo a Fanpage.it. La donna temeva infatti che la ricostruzione parziale dei fatti riferita durante la precedente udienza dall'avvocato del sacerdote potesse fare breccia tra i giudici. L’avvocato della famiglia, Fulvio Gaballo, al termine del processo ha detto a Fanpage.it e alle altre : "Siamo soddisfatti, il fatto è stato cristallizzato. Hanno concesso le attenuanti generiche, che erano state escluse nella sentenza di primo grado ma ci potevano stare. Speravamo di no perché i fatti sono molto gravi, però la Corte d'appello emette le sentenze a distanza di tempo e quindi ce lo potevamo aspettare. Comunque cinque anni e sei mesi è una sentenza sostanzialmente confermata, ci ragioniamo su 90 giorni per la motivazione. Il fatto è rimasto, questa è la cosa importante: il fatto non l'hanno toccato".

La madre della vittima si è poi soffermata con i cronisti sul pronunciamento del tribunale ecclesiastico che aveva "assolto", anche se non con formula piena, don Galli: "L'unica risposta scritta che ci è arrivata è che può continuare a fare il prete". La donna ha poi aggiunto di non avere notizie di don Galli, col quale comunque non c'è stato "nessun contatto di nessun tipo in nessun momento della vicenda, né il giorno dopo, né un anno né cinque anni dopo". La madre di Fausto ha poi riferito dell'incontro avuto a gennaio con l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini: "Ci ha concesso un colloquio di 8 minuti e 59 secondi durante il quale non ha praticamente proferito parola, il nulla. Gli abbiamo chiesto com'è possibile che da parte della Chiesa non ci sia stato nulla per riavvicinare nostro figlio alla fede, e su questo lui ha detto: ‘Io su questo tema non so proprio cosa dire'. E sinceramente da un arcivescovo facendogli una domanda sulla fede mi aspettavo molto di più del nulla. Gli abbiamo chiesto come mai tutta la vicenda era andata in questo modo, e lui ha detto: ‘Si poteva scrivere un'altra storia'".

(Ha collaborato Simone Giancristofaro)

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