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Migranti, Medici senza Frontiere contro il governo: “Senza Ong aumentate le morti in mare”

Medici senza Frontiere accusa il governo e le politiche italiane ed europee in tema di migranti, soprattutto in merito alla chiusura dei porti alle Ong. Secondo i dati forniti da Msf, nelle ultime quattro settimane – senza le imbarcazioni delle Ong in mare – sono morte più di 600 persone nel Mediterraneo, la metà del totale dei decessi avvenuti nel 2018.
A cura di Stefano Rizzuti
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Più di 600 persone annegate o disperse in mare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nelle ultime quattro settimane. La metà del totale delle morti in mare in tutto il 2018. Avvenute in questo ultimo mese in cui “non c’erano più navi di soccorso delle organizzazioni non governative attive nel Mediterraneo”. La denuncia proviene da Medici senza Frontiere che ricorda come nell’ultimo mese le autorità italiane abbiano “impedito alla nave Aquarius, gestita in collaborazione da SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere (MSF), di sbarcare 630 persone soccorse in mare. Altre navi umanitarie hanno subito blocchi e ostacoli da parte degli Stati europei”.

L’accusa non è rivolta solo al governo italiano ma anche a tutti i politici europei: “Le navi umanitarie impegnate in acque internazionali tra Malta, Italia e Libia sono state accusate dai politici europei di essere un fattore di attrazione, ma i recenti eventi in mare dimostrano che le persone disperate continuano a fuggire dalla Libia indipendentemente dalla presenza di navi di soccorso. Violenza, povertà e conflitti continuano a spingere le persone a rischiare la propria vita e quella dei propri bambini”. “Le decisioni politiche dell’Europa nelle ultime settimane – dichiara Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf – hanno avuto conseguenze letali. È stata presa la decisione a sangue freddo di lasciare annegare uomini, donne e bambini nel Mediterraneo. È vergognoso e inaccettabile. Invece di ostacolare deliberatamente un’assistenza medica e umanitaria salvavita a persone in pericolo, i Governi europei devono attivare un sistema dedicato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale”.

Secondo Msf i governi europeisono pienamente consapevoli degli allarmanti livelli di violenza e sfruttamento subiti da rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia, ma sono determinati a impedire alle persone di raggiungere l’Europa, a qualunque costo. Una componente chiave della strategia per chiudere il Mediterraneo è di equipaggiare, formare e supportare la Guardia Costiera libica per intercettare le persone in mare e riportarle in Libia, dal momento che navi non libiche non possono riportare legalmente le persone in Libia perché il paese non è riconosciuto come posto sicuro. Ma le persone soccorse nelle acque internazionali del Mediterraneo non devono essere riportate in Libia, devono essere condotte in un porto sicuro, come previsto dal diritto internazionale e marittimo”.

Medici senza Frontiere ricorda che quest’anno la Guardia costiera libica ha intercettato finora circa 10mila persone, “portandole in centri di detenzione in Libia senza considerare le conseguenze per la vita e la salute di quelle persone”. “Delegare alla Guardia Costiera libica tutta la responsabilità della ricerca e soccorso nel Mediterraneo porterà soltanto nuove morti”, accusa ancora Msf. Che mette in guardia dal fatto che si sta avvicinando il periodo del picco di partenze.

Msf chiede un sistema operativo nel Mediterraneo per salvare vite umane, ma fin quando non sarà messo a punto “le navi di soccorso umanitarie hanno un ruolo vitale per fornire assistenza alle persone in mare e prevenire morti inutili.  Le ONG dovrebbero poter utilizzare i porti sicuri più vicini per le operazioni di soccorso, compresi sbarchi e rifornimenti”. Sophie Beau, vicepresidente di Sos Mediterranee, afferma che la “decisione di chiudere i porti allo sbarco delle persone soccorse in mare e la totale confusione creata nel Mediterraneo centrale hanno aumentato la mortalità sulla rotta migratoria più letale al mondo”.

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