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Meriam arriva in Italia su volo della presidenza del Consiglio

La giovane, che era stata condannata all’impiccagione da un tribunale di Khartoum per essersi convertita al cristianesimo, lascia il Sudan e arriva a Roma. Dopo l’arrivo a Ciampino, l’incontro con Papa Francesco.
A cura di Biagio Chiariello
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Ore 13.30 – Meriam dal Papa: "Grande testimonianza di fede" – Poco dopo l'atterraggio a Ciampino, Papa Francesco ha incontrato Meriam insieme alla sua famiglia nella casa Santa Marta. Un incontro avvenuto in un clima "grande serenità", riferisce il portavoce padre Federico Lombardi. L'incontro "da parte del Papa vuole essere un segno di vicinanza per tutti quelli che soffrono a motivo della loro fede e della pratica di fede. E' un gesto che va oltre l'incontro e diventa un simbolo".

Ore 10.00 – Meriam è arrivata a Roma – Meriam Ibrahim è arrivata a Ciampino. Con lei il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli che ha commentato su Facebook: "Con Meriam, Maya, Martin e Daniel, fra pochi minuti a Roma. Missione compiuta".

Meriam Yehya Ibrahim, la cristiana che era stata condannata a morte per apostasia, ha lasciato il Sudan ed è in arrivo in Italia su un volo della presidenza del Consiglio.  Con lei il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli che segue da tempo il caso della 27 enne sudanese. La sua vicenda era stata citata dal premier Matteo Renzi, in occasione del suo discorso di inaugurazione del semestre europeo a Strasburgo. Parlando di Meriam e delle ragazze nigeriane sequestrate dagli islamisti di Boko-Haram, Renzi aveva sottolineato: "Se non c'è una reazione europea non possiamo sentirci degni di chiamarci Europa".

Il caso di Meriam

Meriam Yahia Ibrahim Ishag, 27 anni, era sposata con un cristiano, essendo lei stessa cresciuta con tale  fede dopo l'abbandono del padre. Ma per la Sharia anche la religione viene tramandata, di diritto, dalla linea paterna e infatti era stata accusata di essersi convertita ad altra religione e soprattutto di aver commesso adulterio visto che il matrimonio tra fedi diverse non può essere riconosciuto. Incarcerata da febbraio, era stata condannata a morte per apostasia lo scorso maggio, ma poi liberata il 23 giugno dopo il ribaltamento della sentenza da parte della Corte d'appello. Ma il giorno dopo il nuovo arresto all'aeroporto di Kartoum, insieme al marito, mentre cercava di lasciare il Paese. Era stata l'ambasciatrice del Sudan in Italia a rassicurare che si trattava “di un controllo sui documenti, Meriam sarà rilasciata a breve”. Di nuovo rilasciata, si era rifugiata con la famiglia all’ambasciata Usa. Giovedì l’epilogo positivo.

L'indignazione internazionale

La vicenda di Meriam aveva scatenato l’indignazione e la mobilitazione di organizzazioni internazionali, governi, personalità influenti. Amnesty International aveva definito la condanna a morte “ripugnante, agghiacciante e orrenda”. Italians for Darfur ha raccolto più di 150 mila firme in una campagna per la liberazione della ragazza. Dagli appelli per la liberazione di Meriam si era allontanato il fratello: “se non si pente e non si converte all’Islam, deve morire” aveva detto in una delirante dichiarazione.

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