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Mattarella: “Non possiamo farcela da soli, formule sovraniste anti-Ue sono ottocentesche”

Mattarella alla conferenza “The state of the Union”, torna a parlare dell’importanza dell’Ue e lancia un monito: “Pensare di farcela da soli è pura illusione. Tutti sanno che nessuna delle grandi sfide può essere affrontata da un qualunque Paese membro dell’Unione, preso singolarmente”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Noi italiani siamo "Più sicuri che nel dopoguerra, più liberi che nel dopoguerra, più benestanti che nel dopoguerra, rischiamo di apparire oggi privi di determinazione rispetto alle sfide che dobbiamo affrontare. E qualcuno, di fronte a un cammino che è divenuto gravoso, cede alla tentazione di cercare in formule ottocentesche la soluzione ai problemi degli anni 2000". Il Presidente Mattarella coglie l'occasione per parlare ancora una volta dell'importanza dell'Europa, durante un intervento a Fiesole alla conferenza "The state of the Union". Dopo i giorni concitati di consultazioni e l'improvviso cambio di passo dettato dalla decisione di Silvio Berlusconi di favorire un accordo per un governo Lega-M5S, che sembra aver messo fine allo stallo nelle trattative, il suo discorso appare anche e soprattutto come un monito a Di Maio e Salvini, proprio nel momento in cui è in corso un incontro tra i due.

L'appello del Presidente della Repubblica è chiaro: Bisogna riscoprire l'Europa "sottraendoci all'egemonia di particolarismi senza futuro e di una narrativa sovranista pronta a proporre soluzioni tanto seducenti quanto inattuabili, certa comunque di poterne addossare l'impraticabilità all'Unione". E sottolinea: "Nel turbamento del mondo, quanto apparirebbe necessario il ruolo di equilibrio svolto da un concerto di 27 Paesi, tanto si mostra ampio il divario tra l'essere e il dover essere di un'ampia comunità che trova la sua dimensione in uno spazio già condiviso. Mai, dunque, come oggi appare urgente "unire".

Mattarella non tralascia il ruolo determinante dell'euro: "Oggi siamo giunti a un punto cruciale nel percorso di integrazione, quello nel quale i diritti di cittadinanza espressi sin qui nelle sovranità individuali degli Stati, si trasfondono sempre più in quella collettiva dell'Unione, fondendosi in un unicum irreversibile. Abbiamo una moneta capace di costituire un punto di riferimento concreto sul piano internazionale, un ruolo che nessuna moneta nazionale potrebbe svolgere". Il Capo dello Stato ha lodato l'operato di Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, e aggiunge "La gestione della moneta comune cos'è se non l'espressione di una forte solidarietà tra i Paesi dell'Eurozona, esempio concreto per tutti gli altri?".

Per il Presidente della Repubblica, l'interpretazione che liquida l'Ue come fredda Istituzione distante dai suoi cittadini è troppo miope: "Troppo spesso l'Europa, in una narrativa superficiale e comune alla generalità dei Paesi membri, è stata rappresentata come un'entità burocratica, complessa e scarsamente intellegibile, alla quale addossare la responsabilità di misure impopolari e dell'allontanamento delle comunità locali dalle proprie tradizioni e dai propri costumi, in nome dell'integrazione. In realtà le scelte, anche quelle discutibili, sono sempre state frutto del confronto democratico tra i governi in sede di Consiglio Europeo, con il concorso del Parlamento Europeo". 

Il nocciolo del suo messaggio, contrario sostanzialmente ai detrattori dell'Europa, è questo: "Pensare di farcela da soli è pura illusione o, peggio, inganno consapevole delle opinioni pubbliche. Tutti sanno che nessuna delle grandi sfide, alle quali il nostro continente è oggi esposto, può essere affrontata da un qualunque Paese membro dell'Unione, preso singolarmente". 

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