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Maroni è il nuovo segretario della Lega. Bossi in lacrime

E’ iniziata ufficialmente l’era di Maroni alla guida del Carroccio, eletto segretario con un voto plebiscitario (solo un voto contro). Un commosso abbraccio col Senatùr e poi il nuovo segretario ha già dettato gli obiettivi del partito: “Pronti a lasciare Roma e chi appoggia Monti”.
A cura di Biagio Chiariello
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Congresso federale Lega Nord al Forum di Assago

Come previsto, Roberto Maroni è il nuovo segretario della Lega Nord. A votarlo per acclamazione sono stati 630 delegati accreditati al congresso federale al Forum di Assago (Milano), la nomina gli è stata conferita dal governatore del Veneto, Luca Zaia. Un vero e proprio plebiscito per Maroni (solo la deputata Paola Goisis ha votato contro beccandosi i fischi dagli altri militanti) ma non poteva essere altrimenti. L'ex Ministro è uno dei pochi leghisti a non essere stato toccato dallo scandalo della gestione «opaca» finanziamenti pubblici che ha portato alla fine dell'era Bossi, che pure ha ricordato in mattinata che «la Lega non ha rubato niente». Tuttavia il nuovo segretario ha voluto subito smentire ogni possibile dissidio: «Bossi è mio fratello, lo porterò sempre nel cuore». E il senatùr, tra le lacrime e gli abbracci, gli ha consegnato la guida del partito.

«Statemi vicino, statemi vicino. Ho cominciato come militante e voglio che mi consideriate come un militante che momentaneamente ricopre un incarico che fa tremare le vene» dice Maroni che stasera non guarderà la finale degli Europei di calcio tra Italia e Spagna perché «mi metterò subito al lavoro». Con lo stesso impegno, ha aggiunto, con cui ha combattuto la mafia nei tre anni da capo del Viminale e cioè «al 150%». Poi, come ha già fatto nei giorni scorsi, fa sapere di voler essere la nuova guida «senza tutele, senza commissariamenti, proprio come prevede lo statuto. Ma allo stesso tempo voglio il coinvolgimento di tutti».

Ho bisogno di sentire il calore e la passione dei militanti, dei nostri meravigliosi militanti. Non c'è niente che valga di più nella Lega. Voi siete i nostri diamanti, la nostra ricchezza, la nostra forza e il nostro futuro. Grazie a tutti, amici. Viva la grande Lega nord".

Poi Maroni ha parlato del futuro della Lega, a partire dall'eventuale futura assenza in Parlamento che non sarà un problema. «Via da Roma  significa via dalle poltrone e dalla Rai. Non ci hanno portato a niente se non a difenderci dalle accuse di essere lì. Via da Roma  significa via dai doppi incarichi, soprattutto all'interno della Lega». Ma significa anche dire basta alle «alleanze con i partiti che sostengono il governo Monti» aggiunge Maroni con un chiaro riferimento al PdL. 

Governo Monti che è il «primo nemico» del Carroccio. Il «primo obiettivo è licenziare il governo tecnico senza possibilità di reintegro» annuncia Maroni, nel descrivere quello che è il programma della Lega 2.0. Tra le finalità del nuovo corso leghista «c'è la chiusura di almeno dieci ministeri inutili, a partire da quello della coesione sociale». Tra gli altri target, il neo segretario annuncia anche la «regionalizzazione del debito, così come è stata indicata da Luca Zaia. Si può azzerare in dieci, dodici anni, dopo dei quali non ci saranno più padroni a casa nostra». Per il segretario «dobbiamo abbattere subito del 15-20% il carico fiscale per le imprese e tagliare la spesa pubblica con il machete». Altro obiettivo concreto è quello di commissariare le banche che ricevono soldi pubblici all'1% e poi comprano i titoli di Stato invece di darli alle nostre imprese.

E ancora i pallini della lotta all'immigrazione clandestina – a tal proposito, il neo segretario leghista si rivolge al ministro Riccardi, con queste parole: «Lei non sa di cosa parla. Io sono andato a vedere in Libia e in Tunisia che cosa succede veramente» – e del federalismo fiscale, anche se si può fare meglio «come avviene col sistema che hanno in Svizzera:t re livelli di governo. Un terzo delle tasse va ai sindaci, un terzo alle regioni e un terzo allo Stato. Che ne faccia quello che vuole». E continua: «Se potessimo trattenere in Lombardia o in Piemonte i due terzi delle imposte pagate avremmo risolto tutti i nostri problemi. In Svizzera funziona, perchè da noi non dovrebbe?».

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