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Mario Monti si dimette da Scelta Civica

L’ex Premier in dissenso con il movimento centrista da lui fondato ha annunciato le dimissioni da presidente.
A cura di Antonio Palma
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Il senatore a vita Mario Monti si è appena dimesso dal partito Scelta Civica lasciando la guida del movimento che aveva contribuito a creare poco prima delle ultime elezioni politiche.  "Rassegno le dimissioni da presidente di Scelta Civica" ha scritto in una nota l'ex Presidente del consiglio, aggiungendo "La presidenza verrà assicurata dal vicepresidente vicario Alberto Bombassei, fino all'attivazione delle procedure previste dallo Statuto per la nomina del nuovo presidente". L'addio di Mario Monti a Scelta civica arriva al termine di un lungo braccio di ferro nel partito centrista culminato ieri con una lettera di da parte di undici Parlamentari del gruppo che si sono espressi a favore della legge di stabilità varata dal governo sulla quale l'Ex Premier invece non era d'accordo. "Domani lascerò il gruppo di Scelta Civica al Senato e chiederò l'iscrizione al gruppo misto" ha annunciato Monti, spiegando "Nella mia veste di senatore a vita, non verrà meno il mio impegno per contribuire all'affermazione di quei valori e di quella visione per i quali, confido, quanti hanno aderito al progetto di Scelta Civica per l'Italia continueranno a battersi". Monti nella lunga nota spiega le ragioni delle sue dimissioni:

"Sulla base degli elementi resi noti dal governo sul disegno di legge Stabilità approvato martedì sera, ho avuto ieri scambi di opinioni all'interno di Scelta Civica, in particolare con i presidenti dei Gruppi parlamentari al Senato (Susta) e alla Camera (Dellai), con i responsabili economici (Lanzillotta, Ichino, Zanetti) e con il portavoce politico (Della Vedova). Su tale base, nella serata di ieri ho rilasciato una dichiarazione come presidente di Scelta civica. Vi si esprimeva una prima valutazione, secondo la quale il ddl Stabilità appare soddisfacente quanto al rispetto dei vincoli europei, timido per quanto riguarda la riduzione delle tasse, insoddisfacente per quanto riguarda l'orientamento alla crescita. La posizione che Sc terrà nell'iter parlamentare dipenderà dalla misura in cui il governo vorrà e saprà accogliere le preoccupazioni indicate. Pure nella serata di ieri, quattordici deputati di Sc hanno diffuso una loro nota congiunta, sostanzialmente in linea con la mia dichiarazione. Oggi, dal canto loro, undici senatori appartenenti al Gruppo di Scelta Civica – Albertini, Casini, De Poli, Di Biagio, Di Maggio, D'Onghia, Luigi Marino, Merloni, Olivero, Lucio Romano, Maurizio Rossi – hanno rilasciato una loro dichiarazione congiunta. E' difficile non convenire con il pochissimo che viene detto in ordine alla valutazione del ddl («è un primo passo nella giusta direzione»). Ma vi è un quid specifico, di rilievo politico, che permea la dichiarazione, unisce le posizioni tenute di recente dagli undici firmatari e le connette ad un altro senatore di Sc, che non è tra i firmatari in quanto fa parte del governo, il ministro della Difesa Mauro. Non posso non intendere la dichiarazione degli undici più uno senatori come una mozione di sfiducia nei miei confronti. Ne prendo atto".

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