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Ma quindi, il Governo Renzi ha tagliato la Sanità o no?

È una delle polemiche più controverse dell’anno: i (presunti?) tagli alla Sanità operati dal Governo Renzi in sede di legge di stabilità.
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È una delle polemiche più controverse degli ultimi mesi: i presunti tagli alla Sanità operati dal Governo Renzi in sede di legge di stabilità. Una questione dibattuta da prima che la legge di stabilità fosse presentata in Parlamento, ovvero dalla presentazione del DEF e dall'approvazione del Decreto Enti Locali, che prevedeva la riduzione di circa 7 miliardi di euro del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale nei prossimi 3 anni. In quel caso, si era trattato di un taglio 2,352 milioni di euro annui, dal 2015 al 2017, che le Regioni avevano accettato in cambio di una serie di "garanzie" (in poche parole la possibilità di recuperare i fondi in altro modo e gli investimenti per la nuova programmazione dei LEA, ovvero i livelli essenziali di assistenza).

Poi, la doccia gelata. Contrariamente a quanto scritto nel DEF, infatti, nella legge di stabilità la dotazione del SSN ammonterà a 111 miliardi di euro nel 2016 (e non più a 113,1 miliardi di euro). Insomma, vista così la questione sembrerebbe piuttosto semplice: la legge di stabilità ha tagliato di oltre 2 miliardi di euro il finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale; ergo, Renzi ha tagliato 2 miliardi di euro alla sanità.

La questione, in realtà è ben più complessa. E non ha tutti i torti il Governo nel sostenere che, al netto di ogni considerazione, il fondo per la sanità passerà dai 109,7 miliardi di euro del 2015 ai 111 miliardi di euro del 2016 e ai 112 miliardi di euro del 2017, con un aumento della dotazione netta che inverte la tendenza degli ultimi anni (la spesa sanitaria resta comunque intorno al 7% del Pil, con un costo procapite sui 1860 euro). Insomma, possiamo dire che il Governo ha aumentato i fondi, seppur in misura minore di quanto inizialmente previsto?

Nemmeno, perché le cose non stanno esattamente così. E lo sottolinea la Corte dei Conti, con un articolato parere sulla legge di stabilità.

Nel documento c’è una lettura decisamente interessante dell’intera faccenda:

“La legge di stabilità dispone la riduzione di oltre 2 miliardi del fabbisogno nazionale standard per il 2016. In attesa di conoscere le conseguenti misure di razionalizzazione ed efficientamento della spesa (la cui individuazione è stata rinviata a una successiva intesa), va osservato che la riduzione operata, se valutata al netto degli 800 milioni necessari per l’adeguamento delle prestazioni ai nuovi LEA, fa sì che l’incremento delle risorse rispetto al livello del 2015 sia solo di 500 milioni.

Di più, senza l'aggiornamento dei LEA, la forbice tra andamento tendenziale della spesa e fabbisogno standard potrebbe ampliarsi fino a oltre 3 miliardi di euro. E, infine, per evitare il sostanziale raddoppio del disavanzo, le Regioni sono chiamate a mettere in campo altre misure di efficientamento, considerando che l'intervento (la centralizzazione) sull'acquisto di beni e servizi potrà far sentire i suoi effetti solo nel medio periodo (da qui l'allarme sulla "sostenibilità del sistema" rilanciato dai media).

La tabella sintetizza le oscillazioni di cui parliamo:

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In definitiva, considerando che la corresponsione di 800 milioni di euro come finanziamento al SSN è subordinata all'approvazione dei LEA (a cui è legata la revisione del fabbisogno, proprio perché si capirà quali saranno le attività, i servizi e le prestazione incluse nei livelli essenziali di assistenza), non appare corretto considerare nell'ordine del miliardo e 290 milioni la cifra di aumento del finanziamento al SSN (nella tabella si consideri la differenza fra la voce "dopo DL78/2015-D" e la voce "dopo legge di stabilità-E").

Tirando le somme: non c'è una riduzione del finanziamento ma l'aumento vero è di "soli" 490 milioni di euro. Discorso simile per quel che concerne il disavanzo rispetto al Def di aprile, ora nell'ordine dei 3,1 miliardi di euro (e dunque non solo dei 2,3 di cui parla il DL Enti locali), che rischia di pesare in maniera determinante sulle Regioni.

PS: Ovviamente l'argomento è e resta molto complesso, dal momento che andrebbero considerati altri fattori e altri ambiti di intervento. Dai costi standard (questione annosa, che ancora divide, malgrado la Lorenzin continui a sostenere che "sono già a regime") alle convenzioni, passando per l'incubo dei tagli lineari, fino alla questione "esami – visite specialistiche".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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