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Lo IOR tra segreti e scandali. E adesso i bilanci andranno online

Una frase sul sito della banca – “Lo IOR non serve clienti d’affari” – lascia presagire un cambio di passo dopo decenni di scandali. E il presidente annuncia: “Pubblicheremo il bilancio certificato”.
A cura di Davide Falcioni
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Ernst von Freyberg
Ernst von Freyberg

"Cari utenti, benvenuti nel sito web dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR)". E' questa la scritta che campeggia sul nuovo sito della banca vaticana. Un messaggio di benvenuto a firma del direttore generale Ernst von Freyberg (leggi chi è) che spiega, in poche righe, quale è la mission dell'istituto: "Lo IOR si sforza di servire la missione globale della Chiesa Cattolica – si legge – proteggendo i patrimoni delle persone fisiche e giuridiche legate alla Santa Sede e alla Chiesa stessa e fornendo loro servizi di pagamento in tutto il mondo. I clienti dello IOR servono la Chiesa in molti modi diversi, ad esempio operando mediante istituzioni come ospedali e scuole o prestando opere missionarie o servizio come impiegati. Lo IOR non serve clienti d’affari". In quest'ultima frase l'annuncio di una vera e propria rivoluzione per una banca che è stata segnata nella sua storia da innumerevoli scandali. Ci torneremo più avanti.

"Lo IOR – si legge nel sito – è impegnato in un processo di ampie riforme volto a promuovere l’applicazione dei più rigorosi standard del settore e in fatto di compliance. Tale intento si orienta al contesto giuridico definito dal Vaticano in collaborazione con organismi internazionali. Il processo in questione comprende l’implementazione di misure severe contro le attività di riciclaggio di denaro e l’ottimizzazione della nostra organizzazione interna. Stiamo altresì eseguendo una revisione totale dei conti dei nostri clienti, con l'obiettivo di cessare i rapporti non conformi ai nostri severi standard. Gli sforzi profusi in questo senso sono sottoposti all'attenta supervisione dell'AIF (Autorità di Informazione Finanziaria), l'organismo vaticano di regolamentazione finanziaria. Da quando abbiamo avviato il nostro processo di riforma, abbiamo attuato una politica di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi violazione di leggi, normative e regolamenti. Quest’opera proseguirà finché continueranno i nostri sforzi di allineamento agli standard, di cui giustamente ci si attende l'osservanza da parte nostra".

Insomma, a quanto pare le riforme volute da Papa Francesco potrebbero essere attuate per mettere definitivamente la parola fine agli scandali che, dalla data della sua fondazione (1942), caratterizzano l'attività dello Ior. Assicura il direttore Ernest Von Freyberg: "Da molti anni lo Ior ha un bilancio annuale di chiusura certificato: quest’anno, per la prima volta, lo pubblicheremo. Sul sito web si troverà la presentazione dei servizi che rendiamo, l’illustrazione dei nostri clienti, le tappe storiche più importanti dello Ior, il lavoro di riforma che stiamo portando avanti attualmente e le persone che vi lavorano. Il nostro compito consiste nel condurre lo Ior in modo tale, che esso possa rispondere a tutte le norme internazionali, che sia un Istituto ’pulito’, che sia un Istituto di servizio, per offrire al Papa l’opzione di decidere, per quanto riguarda il futuro, la forma giusta dello Ior stesso. Invito tutte le persone interessate a cliccare su www.ior.va per prendere informazioni su di noi”.

Ma cosa è stato lo Ior fino ad oggi? L’Istituto per le Opere Religiose (IOR) è una delle banche più segrete al mondo e finora, non rilasciando libretti di assegni né altre "tracce", era in grado di far viaggiare anonimamente ingenti capitali in ogni angolo del pianeta. Tanto per capirci: nel 1971 Paolo VI nominò presidente dello Ior Paul Casimir Marcinkus. Fumatore di sigari cubani, giocatore incallito di golf, Marcinkus incontrò il banchiere siciliano Michele Sindona che, per citare Dominuque Duglas, "inizia i cardinali all'ebrezza delle speculazioni nei paradisi fiscali". Si scoprirà successivamente che Sindona usava lo Ior per riciclare i proventi del traffico di eroina di Cosa Nostra. Nel 1984 sarebbe stato condannato per bancarotta fraudolenta e per essere stato il mandante dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli. Arrestato, nel 1986 morirà avvelenato nella sua cella bevendo un caffè al cianuro.

Dopo Sindona fu la volta di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano ma anche membro della Loggia P2: quando nel 1982 il Banco fallì, lo Ior sborsò 240 milioni di dollari. Calvi venne trovato morto sotto un ponte di Londra, mentre la magistratura italiana emise un mandato di cattura nei confronti di Marcinkus (per bancarotta fraudolenta per il suo presunto coinvolgimento nel fallimento del Banco Ambrosiano Veneto). Il Vaticano, tuttavia, rifiutò di estradarlo: si dice perché Giovanni Paolo II avesse bisogno di denaro per finanziare Solidarnosc, sindacato polacco di matrice cattolica ed anticomunista. Che, meglio di Marcinkus , avrebbe potuto finanziare l'organizzazione in modo discreto?

Nel 1989 Marcinkus rientra negli Usa. Il suo posto viene preso da Angelo Caiola, che si dice voglia dare un taglio agli scandali e "ripulire" lo Ior. Qualcosa, però, sfugge alla "perestroika": nel 1993 infatti i magistrati scoprono che una tangente da 108 miliardi di lire versata dall'imprenditore Raul Gardini al "sistema politico" italiano (erano gli anni di Tangentopoli) per prendere il controllo dello Ior è passata su un conto dello Ior. Angelo Caiola non venne mai processato né tantomeno arrestato in ossequio all'articolo 11 dei Patti Lateranensi: "Gli enti centrali della Chiesa Cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano": rimarrà presidente dello Ior fino al 2009.

Tutto qui? Macché! Attraverso lo Ior sono transitati nel 2005 i fondi illeciti serviti a una cordata di imprenditori per rilevare le banche Antonveneta e Bnl. L'anno dopo, nel 2006, si scoprì che Luciano Moggi – corruttore di arbitri nello scandalo Calciopoli – teneva un conto allo Ior. Sempre nelle casseforti dell'Istituto Opere Religiose si trovava il conto corrente di Angelo Balducci, arrestato per corruzione negli appalti sul G8 della Maddalena.

Nel 2009 Ettore Gotti Tedeschi (nella foto a destra) succede a Caiola: si tratta di un fedelissimo di Benedetto XVI e – come il suo predecessore – considerato un banchiere incorruttibile. Ma la banca del Vaticano non salva nessuno e nel vortice degli scanadli finisce anche lui: la procura di Catania rivela che nel 2010 il mafioso siciliano Vincenzo Bonaccorsi ha riciclato 300mila euro attraverso un conto dello Ior aperto da suo nipote. Gotti Tedeschi è a sua volta messo sotto accusa in seguito a due bonifici per un valore complessivo di 23 milioni di euro, di cui non si conoscono né le origini né i beneficiari. E il 24 maggio del 2012 viene destituito dal suo consiglio di amministrazione.

Lo scorso 15 febbraio, dopo aver annunciato le sue dimissioni, alla presidenza dello Ior è stato nominato Ernst von Freyberg (nella foto). dalla nomina del nuovo papa, tuttavia, ufficialmente Francesco non lo ha mai incontrato. Mentre sulla banca ha pronunciato una frase lapidaria – "Pietro non aveva un conto in banca" – che ha lasciato sperare in un cambio di passo. Il 26 giugno il santo Padre nomina una commissione di 5 cardinali incaricati di indagare sui traffici dello Ior. E per la prima volta nella sua storia la magistratura italiana riceve piena collaborazione nell'inchiesta riguardante Nunzio Scarano, il prelato arrestato il 28 giugno per riciclaggio.

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