Il tavolo di lavoro fra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle in vista della possibile formazione di una nuova maggioranza parlamentare è aperto. Se sul programma sembra esserci un accordo (a partire dal taglio dei parlamentari), rimane aperto il nodo Conte. E il segretario dem respinge il "secondo forno", ovvero il dialogo con la Lega.
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PD e M5s ora fanno sul serio: si lavora su taglio parlamentari e futuro di Conte
Dopo le consultazioni, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso ulteriore tempo ai partiti affinché trovino un'intesa e costituiscano una nuova maggioranza parlamentare. Nel corso del suo breve intervento, il capo dello Stato è apparso particolarmente infastidito dalle difficoltà delle forze politiche nel trovare una strada comune e ha lasciato intendere che non sarà possibile prolungare la crisi di governo per un tempo eccessivo. Martedì prossimo, dunque, avvierà nuove consultazioni, al termine delle quali prenderà una decisione definitiva.
Malgrado formalmente la possibilità di un ritorno di fiamma fra Lega e Movimento 5 Stelle sia ancora aperta (con la disponibilità manifestata dal leader del Carroccio dal Quirinale), le opzioni sul tavolo sono sostanzialmente due: un governo politico nato dall'intesa fra Partito Democratico e M5s, oppure nuove elezioni in autunno. Ieri l'assemblea dei parlamentari grillini ha dato mandato ai capigruppo Patuanelli e D'Uva di incontrare i loro omologhi del Partito Democratico, Marcucci e Delrio, per dirimere il punto di maggiore contrasto fra i due gruppi: il taglio dei parlamentari. Come rivelato da fonti di primissimo piano del Nazareno, infatti, il segretario dem Zingaretti avrebbe posto l'accento sull'impossibilità di accettare la riforma costituzionale Fraccaro, anche considerando che per tre volte il PD ha votato contro in Aula. D'altro canto, Luigi Di Maio ha messo il via libera definitivo al taglio dei parlamentari al primo posto fra i "dieci punti programmatici" intorno ai quali i grillini intendono costruire la nuova proposta di governo.
Mentre i pontieri sono al lavoro per dirimere la matassa (e l'ipotesi più accreditata è quella di far rientrare il taglio in un "disegno complessivo", che preveda anche la revisione della legge elettorale), si ragiona anche di nomi. Se ancora nessuno si sbilancia su chi potrebbe sedersi a Palazzo Chigi, il nodo è il ruolo da assegnare a Giuseppe Conte, "non gradito" a parte del PD ma difeso a spada tratta dal Movimento 5 Stelle. Anche in questo caso trovare una mediazione non appare semplicissimo.