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L’incubo di una giornalista americana a Firenze: “Un tormento di insulti solo perché sono nera”

Nicole Phillip, reporter afro-americana del New York Times, ha raccontato in un articolo pubblicato il mese scorso la sua esperienza di discriminazione quando per sei mesi si è trasferita a Firenze per studio: “Sono stata evitata, ignorata e derisa. Questo paese mi ha portata a odiare me stessa”. La replica del sindaco Nardella: “Episodio isolato, ma da non sottovalutare”.
A cura di Ida Artiaco
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Nicole Phillip.
Nicole Phillip.

"Sei mesi di tormenti e di insulti, in cui mi chiamavano nera disgustosa e la gente per strada mi evitava". Non usa giri di parole Nicole Phillip, giornalista afro-americana del prestigioso New York Times, che in un articolo dello scorso 23 ottobre, dall'inequivocabile titolo "Il mio personalissimo assaggio di razzismo all'etero", ha ricordato il periodo in cui ha vissuto a Firenze nel 2013, quando ancora frequentava il campus della New York University, utilizzando toni duri per raccontare gli episodi di discriminazione di cui è stata vittima nella città toscana. "Cinque anni fa mi hanno lanciato addosso della birra, mi hanno chiamato nera disgustosa. Cinque anni fa sono stata evitata, ignorata e derisa. Cinque anni fa un paese mi ha portata a odiare me stessa. Dopo cinque anni, sto tornando", scrive la reporter.

La quale continua dicendo che "diverse settimane dopo, quando faceva abbastanza freddo per poter indossare uno dei miei maglioni oversize preferiti e un cappello, stavo camminando lungo una strada fiancheggiata da caffè e negozi, percorrendo uno di quei marciapiedi incredibilmente stretti, a testa bassa, china sul mio telefono. Notai una donna bianca di mezza età che camminava un paio di metri davanti a me con la borsetta sulla spalla. La donna si fermò di colpo e si voltò verso di me. Mi guardò e si mise a urlare, poi si premette contro il muro. Mi guardai intorno allarmata, pensando che fosse successo qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa. Ma poi ho capito che era disgustata dalla mia presenza". Nel suo racconto la giovane giornalista spiega anche come, dopo aver parlato di questo problema con uno dei tutor all'università, quest'ultimo le abbia risposto che in Italia le persone sono dirette e politicamente scorrette, ma questo non ha alleviato il suo dolore per l'umiliazione costante alla quale è stata sottoposta.

Tuttavia, dopo cinque anni, Nicole tornerà nel Bel Paese. "Un amico si sposerà in Italia e rimetterò piede nel luogo che ha lasciato una profonda cicatrice nel mio cuore", scrive ancora. "Non avevo idea di cosa volesse dire essere una ragazza nera fuori dagli Stati Uniti. I miei coinquilini erano stati in Italia ed erano tornati felici. Mi preparavo anch'io ad apprezzare arte, cibo e magari a vivere una bella storia d'amore. Ma trascuravo una differenza cruciale: loro erano bianchi, io un'afro-americana. La gente per le strade di Firenze mi chiamava Michelle Obama, Rihanna o Beyoncé e i venditori di piazza Duomo si rivolgevano a me come cioccolata". Una storia da incubo, dunque, che ha fatto talmente tanto scalpore da costringere il sindaco del capoluogo toscano a intervenire sull'argomento: "La storia della studentessa americana ci colpisce tutti – ha dichiarato Dario Nardella -, ma voglio dire con molta forza e chiarezza che Firenze non è stata non è non sarà mai una città razzista. Gli episodi di cui parla la ragazza statunitense non riguardano solo Firenze ma anche altre parti d’Italia e comunque sono fatti isolati, che però con altrettanta chiarezza voglio dire che non vanno affatto sottovalutati".

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