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L’ex ministro Padoan: “Il governo vuole punire l’economia, è la missione di M5s e Lega”

L’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan attacca l’esecutivo M5s-Lega: “La missione del nuovo governo è punire l’economia”. Secondo il deputato del Pd l’obiettivo del governo è smantellare, “dall’Ilva al Jobs Act”. E sul Decreto dignità voluto da Di Maio afferma: “La logica è quella della proibizione”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan va all’attacco del governo formato da MoVimento 5 Stelle e Lega: “La missione del nuovo governo è punire l'economia”, afferma il parlamentare del Pd in un’intervista a Repubblica. Il punto da cui parte Padoan riguarda il Decreto dignità, che preferirebbe chiamare “di Luigi Di Maio”: “È un provvedimento che contiene una serie di misure l'una accanto all'altra di cui ci si chiede la logica. L'unica risposta che si può avanzare è che il provvedimento ha un carattere punitivo per l'economia: la logica è quella della proibizione, si proibisce l'estensione dei contratti a termine, si aumentano i costi chiedendo una argomentazione causale per il rinnovo, impedendo così il fluido funzionamento del mercato. Si multano le imprese per la delocalizzazione, invece di creare incentivi per la localizzazione”.

Secondo Padoan l’obiettivo è lo smantellamento. “Dall’Ilva all'attacco al Jobs Act, alla minaccia di rinviare la riforma delle Banche di credito cooperativo che favoriva sviluppo e capitalizzazione pur mantenendo i legami con il territorio”, secondo Padoan che paventa anche un rischio specifico: “L’aumento dell'incertezza che ha come conseguenza immediata la sospensione delle decisioni di investimento proprio nel momento in cui l'economia stava riprendendo a crescere”. Per l’ex ministro, “affermazioni come quella di Di Maio che intende ‘farla pagare' alle banche hanno un sapore punitivo nei confronti dell'economia”.

E anche in Europa le cose non vanno meglio con questo atteggiamento del governo, secondo Padoan: in Ue “siamo più deboli sul piano negoziale. Era stata avviata con Bruxelles una linea di utilizzazione flessibile di margini di bilancio, ma in un contesto di riduzione del debito e in cambio di riforme strutturali che erano state avviate nella passata legislatura. Invece qui si fanno le controriforme strutturali”. “È certo – prosegue – che se ci fossero significativi cambiamenti di bilancio indebolirebbero la nostra posizione negoziale ma al tempo stesso il paese e la sua economia”.

Un problema che parte dai mercati: “I mercati stanno di nuovo in fase di attesa ma lo spread è aumentato di 100 punti base rispetto a prima delle elezioni, speriamo che non ci siano ulteriori accelerazioni. Il vero appuntamento sarà a settembre, quando si vedranno la nota di aggiornamento al Def e successivamente la legge di Bilancio”.

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