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La Camera boccia la mozione di sfiducia per Alfano

Le motivazioni che sono alla base della richiesta di immediate dimissioni del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Camera boccia la mozione: 125 voti a favore, 367 contrari.
A cura di Redazione
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Ore 22.25 – La Camera boccia la mozione di sfiducia per Alfano: 125 a favore, 367 i voti contrari.

Ore 22.10 – Al via la seconda chiama del voto sulla mozione di sfiducia nei confronti del ministro Alfano.

Ore 19.10 – Riprende la seduta a Montecitorio con le dichiarazioni di voto, il cui esito arriverà attorno alle 22.

Ore 17:20 – Dopo gli interventi dei rappresentanti dei gruppi parlamentari, interviene anche il ministro Alfano. Dalle posizioni espresse dai gruppi politici, non appare in discussione la bocciatura della mozione di sfiducia, ma sono comunque emerse molte perplessità sui contenuti dell'intervento precedente di Alfano nell'aula del Senato della Repubblica.

Il titolare del Viminale ha subito ricordato come sotto la sua gestione si siano svolte quasi 6mila manifestazioni, senza problemi di sorta all'ordine pubblico. Quindi, "non è accettabile una lettura dietrologica della vicenda del 29 ottobre" e, nello specifico, "il video della trasmissione Gazebo non smentisce affatto la mia versione, ma anzi se si considerano le altre testimonianze video le valutazioni cambiano": nella lettura di Alfano, dunque, mentre alcune testate "davano rilevanza a determinati video, altre facevano l'opposto", ma "nessuna smentita è possibile sulla mia ricostruzione dei fatti". Il ministro dell'Interno ha però ribadito come sia necessario "abbassare la tensione ed impedire un incendio che poi faremmo fatica a controllare".

Nella giornata di oggi la Camera dei deputati discuterà della mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell'Interno Angelino Alfano, in relazione ai fatti di Roma, con le cariche e le manganellate nei confronti degli operai delle acciaierie di Terni e la successiva ricostruzione (lacunosa, almeno) fornita dal ministro in Parlamento. La mozione porta la firma di Arturo Scotto, di Sinistra Ecologia e Libertà, ma è appoggiata anche da molti parlamentari del Movimento 5 Stelle (nei giorni scorsi molto critici con l'operato del Viminale, "nonostante" i dubbi sulla dinamica dei fatti di Roma esplicitati sul blog di Grillo dal dirigente del Consap Igor Gelarda).

Le motivazioni alla base della richiesta dei parlamentari poggiano in effetti proprio sulla ricostruzione dei fatti fornita in Senato dal ministro, anche alla luce degli ultimi riscontri video, ma spaziano fino alla presenza di Dell'Utri in Libano, agli scontri di piazza Castello a Torino, alla vicenda Shalabayeva. Del resto, noi stessi vi avevamo spiegato il perché il resoconto di Alfano non fosse da considerare convincente ed esaustivo. Ecco il testo della mozione:

La Camera,

premesso che:

un Ministro, figura chiave della compagine governativa ed elemento di equilibrio politico nei rapporti con tutte le forze parlamentari, è chiamato ad essere e ad apparire trasparente rispetto ai propri atti, ai propri impegni ed ai propri comportamenti;

il Ministro dell'interno, autorità politica al vertice del dicastero omonimo, è garante e responsabile della sicurezza dei cittadini, tutore dell'incolumità e delle libertà individuali garantite dalla Costituzione, latore delle politiche di contrasto alla criminalità comune e organizzata e delle strategie in tema di prevenzione e controllo del territorio;

la mattina del 29 ottobre 2014, a Roma, la polizia, evidentemente eseguendo disposizioni impartite dal Ministero dell'interno, caricava senza motivo alcune centinaia di lavoratori dell’Ast di Terni che stavano facendo un corteo assolutamente pacifico verso il Ministero dello sviluppo economico;

il corteo è stato interrotto da una carica immotivata della polizia da Piazza Indipendenza, mentre come riferito dal segretario nazionale Fim-Cisl Marco Bentivogli, presente alla manifestazione, non c'era nessun problema di ordine pubblico, problema creato invece da chi ha dato l'ordine di caricare;

ci sarebbero, secondo quanto riferiscono i sindacati, quattro delegati Fiom e un delegato della Fimic feriti o contusi. Per uno di loro è dovuta intervenire l'ambulanza;

la manifestazione era stata indetta dai sindacati per protestare contro la decisione della ThyssenKrupp di licenziare 537 dipendenti dell'acciaieria. I lavoratori della Acciai speciali di Terni hanno prima manifestato davanti all'ambasciata della Repubblica federale di Germania a Roma per contestare il piano industriale per lo stabilimento ThyssenKruppdi Terni, decidendo in seguito di spostare la loro protesta sotto la sede del Ministero dello sviluppo economico;

la delicatezza che ha assunto la vicenda, sia per la sua strategicità produttiva che per l'impatto occupazionale, ma anche per le vicende di ordine pubblico e di ricaduta sociale che si stanno realizzando, richiedono che si realizzi un'azione più incisiva e complessiva del Governo tesa a rimuovere le posizioni oltranziste messe in campo dall'azienda e a operare ogni sforzo per scongiurare i licenziamenti;

non si aiutano certo i lavoratori di Terni e le loro famiglie aggredendoli e riducendo questa vertenza ad un problema di ordine pubblico, anche in considerazione della gravissima situazione occupazionale attraversata dal nostro Paese che richiede politiche per il lavoro;

la situazione richiede sensibilità istituzionale nonché un intervento deciso del Governo verso la proprietà dell'Ast, sensibilità apparsa del tutto assente da parte del Ministro dell'interno che viceversa ha evidentemente ritenuto più opportune le cariche della polizia contro pacifici dimostranti impegnati a protestare contro i licenziamenti;

questo atteggiamento non è episodico. Infatti, il 17 ottobre 2014, a Torino, la polizia aveva già caricato la manifestazione della Fiom per il lavoro durante il comizio in Piazza Castello;

la gravità di questi accadimenti è esaltata dal fatto che essi risultano quali ultimi episodi, in ordine di tempo, di una serie che ha messo in luce l'inadeguatezza dell'autorità politica di vertice del Ministero dell'interno, che abdica alle sue funzioni. Si ricordino, in tal senso, le precedenti negligenze del Minist, ro dell'interno in merito alla fuga in Libano di Dell'Utri, nonché al caso Shalabayeva;

i fatti indicati ad avviso dei firmatari del presente atto minano ulteriormente la credibilità del Ministro dell'interno e pongono un grave pregiudizio sulle sue capacità di svolgere le funzioni a cui è chiamato, nonché sull'opportunità della sua permanenza a ricoprire una carica di primo piano e di piena rappresentanza politica, in particolare in un ruolo così rilevante e delicato,

gli indirizzi imputabili al Ministro dell'interno risultano, evidentemente e fin dall'inizio del suo mandato, aver inaugurato un nuovo corso per le forze dell'ordine, le quali, da custodi del territorio, appaiono ora utilizzate per picchiare i lavoratori ed i loro rappresentanti sindacali mentre lottano per difendere il loro posto di lavoro,

per tali motivi:

visto l'articolo 94 della Costituzione;

visto l'articolo 115 del Regolamento della Camera dei deputati;

esprime la sfiducia al Ministro dell'interno, Angelino Alfano, e lo impegna a

rassegnare immediatamente le dimissioni.

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