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La maggioranza dei seggi anche al Senato: ecco la missione possibile di Bersani e Vendola

I numeri parlano chiaro: il centrosinistra potrebbe ottenere la maggioranza dei voti al Senato solo a determinate condizioni. A decidere saranno ancora una volta Lombardia e Sicilia.
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Bersani-Vendola-Nencini

A meno di due mesi dalla consultazione elettorale con la quale gli italiani sceglieranno il Parlamento che sosterrà il successore di Mario Monti alla guida del governo, si moltiplicano i sondaggi e le analisi sull'esito del voto e sulla composizione delle Camere. È del resto opinione diffusa che, a causa della legge elettorale (il Porcellum di calderoliana fattura), il rischio ingovernabilità sia molto alto. Infatti, non è lontano lo scenario che vede la coalizione di centrosinistra (accreditata intorno al 40%) con una larga maggioranza alla Camera dei Deputati e con una risicata (o nulla) al Senato della Repubblica. Questo in virtù della ripartizione su base regionale del premio di maggioranza al Senato, che potrebbe impedire al centrosinistra di ottenere la maggioranza dei seggi. Come riporta ilfoglio.it in questi giorni si moltiplicano le analisi e le ipotesi sulla composizione dell'Assemblea di Palazzo Madama dopo il voto del 24 e 25 febbraio. Vediamo dunque quali potrebbero essere gli esiti.

Cominciamo col dire che, al netto del voto dei senatori a vita, per ottenere la maggioranza occorrerà conquistare almeno 158 seggi (la coalizione PDL – LEGA – MPA nel 2008 toccò quota 168). Secondo la tabella elaborata da Barclays ad esempio, nel caso in cui il centrosinistra riuscisse ad imporsi in tutte le Regioni otterrebbe 178 senatori (stima al ribasso, aggiungiamo noi, dal momento che il risultato in alcune regioni potrebbe essere più netto e che altre formazioni non necessariamente supereranno la soglia di sbarramento). Se vincesse in tutte le Regioni tranne la Lombardia, otterrebbe comunque 165 seggi (170 nel caso in cui vincesse in Lombardia ma perdesse o in Veneto o in Sicilia); anche se perdesse in due Regioni ma vincendo in Lombardia il centrosinistra avrebbe una risicata maggioranza (160 seggi). Nel dettaglio:

Tabella-Barclays

Insomma, ancora una volta le elezioni potrebbero essere decise in Lombardia e Sicilia. È anche per questo motivo che Silvio Berlusconi si sta adoperando per rinsaldare l'asse sia con la Lega Nord (è di oggi l'annuncio dell'accordo con Maroni), che con Grande Sud dell'ex alleato Micciché. Del resto, solo 5 anni fa il centrodestra distanziò di oltre 20 punti (pari ad 1,3 milioni di voti) il centrosinistra in Lombardia, di 25 punti e seicentomila voti in Sicilia e di 25 punti e 650mila voti in Veneto. E ribaltare il risultato non sarà semplice, anche perché bisognerà necessariamente fare i conti con la frammentazione ulteriore portata dal probabile superamento del quorum in molte (tutte?) regioni da parte del Movimento 5 Stelle e della Lista Monti. Difficile, ma nemmeno impossibile, soprattutto se l'effetto polarizzazione dovesse comunque farsi sentire nei primi giorni di campagna elettorale.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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