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La legge per il reato di “istigazione all’anoressia”: si rischia fino a 2 anni di reclusione

Sono ferme le proposte di legge, alla Camera e in Senato, che prevedono il carcere per chi, con mezzi anche telematici, istighi una qualcuno ad astenersi dal cibo, in modo prolungato, per raggiungere una forma fisica considerata ideale. L’istigazione all’anoressia è un’estensione del reato di istigazione al suicidio.
A cura di Annalisa Cangemi
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Una pena fino a un anno di reclusione, per chi istighi qualcuno con qualsiasi mezzo, anche in via telematica, ad astenersi dal cibo. Pena raddoppiata fino a due anni di reclusione se la "vittima" dell'istigazione è un minore di quattordici anni, o una persona privata della capacità di intendere e di volere. Primo firmatario della legge il deputato Mario Borghese di Scelta Civica-Ala presentata a maggio 2017.

Un'estensione del reato di incitamento al suicidio (articolo 580), che mira a introdurre il 580-bis nel codice penale. Si legge nel testo: "Chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, istighi esplicitamente a pratiche di restrizione alimentare prolungata, idonee a provocare l'anoressia, la bulimia o altri disturbi del comportamento alimentare, o ne agevola l'esecuzione  è punito con la reclusione fino a un anno e con una sanzione pecuniaria da euro 10.000 a euro 50.000″. Questa è il contenuto della proposta di legge presentata già il 21 gennaio del 2014, da Michela Marzano del Pd, che attende ancora di essere approvata alla Camera.

Analoga iniziativa è quella presentata in Senato dalla senatrice Maria Rizzotti, Forza Italia, che attualmente è in corso di esame in Commissione: "Il presente disegno di legge si pone lo scopo di porre l'attenzione sull'anoressia, la bulimia e le altre patologie inerenti i gravi disturbi del comportamento alimentare, attraverso il loro riconoscimento di malattie sociali". 

"Auspico che l'operazione della polizia di Ivrea, partita grazie alla denuncia di una madre – spiega Rizzotti – smuova l'opinione pubblica su un fenomeno triste e molto pericoloso e spero che spinga il Parlamento ad approvare il mio disegno di legge che mira a fermarlo. Nella proposta di legge si prevede non solo l'inserimento nel codice penale dello specifico reato di istigazione al suicidio praticata con varie modalità, in primis la diffusione on line di informazioni aberranti come l'inneggiare all'anoressia (sono circa trecentomila i siti pro Ana e pro Mia oltre agli innumerevoli gruppi su whatsapp), ma anche la possibilità di commutare la relativa pena di un anno nell'obbligo della terapia riabilitativa che sarebbe la meta più auspicabile".

Ci aveva provato già il ministro della salute Lorenzin, quando nel 2008 presentò una proposta di legge con altri due deputati dell’allora Pdl (Contento e Costa), per chiedere che venissero oscurati circa 300 mila siti Internet italiani che promuovono anoressia (come "pro-ana", o proanalifestyleforever, attivo fino all'anno scorso) e bulimia ("pro-mia").  Secondo i dati ufficiali del ministero della Salute l’incidenza dell’anoressia nervosa è stimata in almeno 8 nuovi casi ogni 100 mila donne all’anno, mentre quella della bulimia nervosa in 12 nuovi casi ogni 100 mila donne all’anno. C’è una prevalenza di pazienti donne: negli studi condotti su popolazioni cliniche, i maschi rappresentano il 5-10% dei casi di anoressia nervosa, il 10-15% di quelli di bulimia nervosa e il 30-40% di quelli di binge eating disorder (Bed), il disturbo da alimentazione incontrollata. L’anoressia nervosa aumenta di 5-10 volte la mortalità rispetto a persone sane della stessa età e dello stesso sesso. Secondo l’American psychiatric association, i disordini alimentari sarebbero la prima causa di morte nei Paesi occidentali. Colpirebbero con più frequenza le giovani donne: secondo le ultime stime ufficiali ogni 100 ragazze tra dodici e venticinque anni di età circa 10 soffrono di qualche disturbo collegato all'alimentazione.

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