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Vaticano contro adozioni gay: “I bambini non sono merce”

“Una sentenza ambigua che crea sconcerto”, è quanto scrive Avvenire, quotidiano della Cei, all’indomani della storica sentenza della Suprema Corte che apre ai figli per coppie omosessuali.
A cura di Biagio Chiariello
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E' stato necessario un intervento della Cassazione per dire che i bambini possono crescere bene anche nelle famiglie gay. E' servita quindi la magistratura per mettere nero su bianco su come non sia altro che un «mero pregiudizio» sostenere che «sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». Eh sì, perché si sa che in Italia parlare del tema delle unioni omosessuali è ancora un tabù e c'è sempre il rischio di condanna, sopratutto quando ci si mette in mezzo la Chiesa.

C'era da aspettarsi che, mai come in questo caso, il clero intervenisse sul tema, dopo la pronuncia della Suprema Corte. E, infatti, oggi è arrivata, dirompente, la reazione della Conferenza Episcopale italiana, che boccia senza appello la decisione dei magistrati e critica duramente parlando di «sentenza ambigua».

Per esperienza comune di ogni essere umano – scrive Avvenire – la nascita di un bambino scaturisce dall'unione tra un uomo e una donna, comporta la cura e l'allevamento da parte dei genitori».

L'editoriale si sofferma su quello che ritiene «il punto più sconvolgente della pronuncia, quando considera il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori dalla realtà naturale, biologica e psichica, umana e che non si sa bene quanto dovrebbe durare». In altre parole, secondo il quotidiano della Cei la sentenza va contro quella che è la natura umana. Per questo «lascia stupefatti quando cancella tutto ciò che l'esperienza umana, e con essa le scienze psicologiche, ha elaborato e accumulato in materia di formazione del bambino».

I vescovi sono perentori nel loro giudizio:

Siamo di fronte ad una concezione che attinge il suo ‘humus' culturale alle forma illuministiche più primitive, nega ogni preziosità dell'esperienza umana e ritiene che anche per la dimensione della paternità e della maternità il genere umano possa ricominciare daccapo, perché l'educazione e la formazione del bambino può avvenire contro i parametri naturali e le garanzie che la famiglia presenta in ogni epoca".

Sulla stessa scia anche l'Osservatorio dei diritti dei Minori che descrive così la «sentenza shock» della Cassazione a favore delle unioni gay:

Non si capisce di cosa parli la Cassazione quando afferma che non esistono certificazioni scientifiche attestanti l'inidoneità dei gay ad adottare – spiega Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio -. D'altro canto non è la prima volta che la Suprema Corte stupisce con sentenze scioccanti, come alcune relative alla violenza sulle donne.

L’arcivescovo Paglia: “Il bambino deve crescere con un padre e una madre” – In merito alla polemica si è espresso oggi anche l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del dicastero vaticano per la famiglia, che ha spiegato il suo punto di vista a Radio Vaticana. In realtà la Santa Sede, per bocca dell’arcivescovo, non ha citato la sentenza della Cassazione ma ha parlato della manifestazione che si svolgerà domani in Francia contro la proposta di legge del ministro Hollande di introdurre le nozze gay con diritto all’adozione. Per il Vaticano – è questa la sintesi del pensiero della Chiesa – “l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali porta il bambino a essere una sorta di merce”. Per Paglia il bambino deve nascere e crescere all’interno di quella che “da mondo è mondo è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre”. Quando capita, infatti, di crescere con un solo genitore ci troviamo di fronte a “situazioni drammatiche” che non fanno testo. Per la Chiesa, insomma, inficiare questo principio risulta pericolosissimo “per il bambino anzitutto e per l’intera società”.

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