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L’Isis riconquista Ramadi. Il Califfo: “Ora libereremo Baghdad e Karbala”

Il leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al Baghdadi, torna a farsi vivo con un messaggio audio. Ma non è certo che sia davvero lui. 500 morti e 8 mila sfollati nei combattimenti degli ultimi giorni.
A cura di Biagio Chiariello
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Lo davano addirittura per morto, ma ora Abu Bakr al Baghdadi, il nuovo Califfo del terrore, torna a farsi sentire. Stavolta con un messaggio audio. "Dopo Ramadi, libereremo Baghdad e Karbala", dice il leader dello Stato Islamico, indicando la città santa sciita irachena come uno dei prossimi obiettivi dei miliziani jihadisti, che recentemente hanno dovuto arretrare da Palmira, fortunatamente senza far danni al sito archeologico, patrimonio dell’Unesco. Va comunque detto che non è possibile verificare l'autenticità, ma la voce attribuita a Baghdadi fa riferimento alle "vittorie ad Anbar", regione con capoluogo Ramadi, nell'Iraq occidentale, a circa 300 chilometri dalla capitale iraqena.

“Circa 500 persone, tra civili e soldati iracheni” sarebbero cadute negli ultimi giorni mentre “Ramadi finiva nuovamente nelle mani dell’Isis”: lo afferma un portavoce della provincia irachena di Anbar, Muhannad Haimour, sottolineando che "circa 8.000 (persone) sono fuggite" da Ramadi. Queste, ha aggiunto, si aggiungono agli oltre 114mila residenti che avevano abbandonato la città ed i vicini villaggi nel mese di aprile, secondo quanto aveva riferito l'Onu.

La Casa Bianca si è comunque limitata a dire che lo Stato Islamico ha acquistato "vantaggio militare" a Ramadi. Tuttavia, il Dipartimento della Difesa statunitense ribadisce che la coalizione internazionale guidata dagli Usa sosterrà le forze irachene per "riprendere la città in seguito". Senza confermare esplicitamente la rivendicazione dell'Isis di aver riconquistato il capoluogo della provincia di Anbar, la portavoce del Pentagono Elissa Smith ha detto che "Ramadi è stata contesa dall'estate scorsa e l'Isis è adesso in vantaggio. Secondo La portavoce, la perdita della città non significherebbe che l'intera campagna militare in Iraq volge in favore dell'Isis, ma ha riconosciuto che lo Stato Islamico ne riceverebbe "una spinta propagandistica". "Ciò significa soltanto che la coalizione dovrà appoggiare le forze irachene per riprenderla in seguito", ha affermato Smith.

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