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Kobane resiste all’assedio dell’Isis. Gli Usa: “Non è una città strategica”

I guerriglieri curdi resistono all’assedio dei miliziani dell’Isis. Intanto gli Stati Uniti tentano di convincere la Turchia, appostata a meno di un chilometro con i carri armati, a intervenire a difesa della città.
A cura di Davide Falcioni
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Kobanè resiste: malgrado da giorni sia sotto assedio la città al confine tra Siria e Turchia, soprannominata "Stalingrado del vicino oriente", non cede ai miliziani dell'Isis. Secondo il Pentagono i curdi controllerebbero gran parte della città, che da ieri può contare sull'apporto dei raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, i quali hanno dovuto ammettere che gli attacchi dal cielo potrebbero non essere sufficienti a salvare la città dagli jihadisti. Lo stesso dipartimento di stato USa ha ammesso che Kobane non è strategica: "Le immagini che ci giungono da Kobane sono orribili, ma dovete fare un passo indietro e capire qual è l’obiettivo strategico", ha ammesso il segretario di Stato John Kerry, rispondendo alle domande dei giornalisti sul perché Washington finora abbia fatto poco per aiutare i curdi siriani asserragliati nella città. "Malgrado la crisi in corso a Kobane, gli obiettivi originali del nostro impegno militare in Siria sono i centri di comando e controllo e le infrastrutture di Isis, e noi stiamo cercando di privare lo Stato islamico della capacità globale per ostacolarli non solo a Kobane, ma in tutta la Siria e l’Iraq".

La resistenza curda dunque è più determinata che mai a non cedere la città, anche se appare evidente come l'immobilismo della Turchia di fatto determini sofferenze gravissime alla popolazione civile, in carenza di acqua e medicinali e stretta nella morsa dei miliziani dello Stato Islamico. Ieri lo Stesso NYTimes , citando fonti della Casa Bianca, ammetteva che "c’è crescente frustrazione verso la Turchia che indugia a intervenire per scongiurare un massacro a meno di un miglio dal proprio confine; dopo tutte le denunce sulla catastrofe umanitaria in Siria, si stanno inventando scuse per non agire per scongiurare un’altra catastrofe. Non è così che un alleato Nato si comporta quando scoppia l’inferno a breve distanza dal proprio confine". Oggi arriverà ad Ankara John Allen, generale scelto da Obama in persona per guidare la coalizione anti Isis che dovrà cercare di sbloccare la situazione e convincere Erdogan a intervenire. In cambio il premier turco intenderebbe chiedere il pugno di ferro non solo verso gli jihadisti, ma anche nei confronti di Assad.

Nel frattempo, e ennesima dimostrazione dell'atteggiamento ostile della Turchia nei confronti della resistenza curda, nella giornata di ieri le autorità di Ankara hanno arrestato 250 profughi curdi che avevano attraversato il confine: si tratta di uomini e donne accusati di appartenere al Partito di unità democratica (Pyd), organizzazione della sinistra curda siriana collegata al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) considerato dal regime turco – ma anche da Ue e Usa – un gruppo terroristica.

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