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Jobs Act, le banche non si fidano del contratto a tutele crescenti? Ditelo a Renzi

Secondo quanto emerge da un’inchiesta, gli istituti di credito davanti ad un neo assunto in possesso della nuova tipologia contrattuale che chiede l’apertura di un mutuo, si comporterebbero allo stesso modo di quando avevano davanti un precario con co.co.co, ovvero suggerendo la sottoscrizione di una polizza assicurativa che copra l’istituto dal rischio di licenziamento. Renzi però afferma che non è così.
A cura di Biagio Chiariello
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"Abbiamo un impegno esplicito dell'Abi: il presidente Patuelli mi ha assicurato che quelli con il nuovo contratto a tutele crescenti hanno tutti i titoli per prendersi il mutuo: perciò comunicate tutti i casi in cui ciò non accade e chiederemo risposte a tutti sui singoli casi. Io su questo ci ho messo la faccia". Parola del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervistato a Rtl. Un’assicurazione che arriva in replica alle presunte titubanze delle banche di fronte, appunto, alle modifiche in termini di lavoro fortemente volute dall’esecutivo.

Contratto a tutele crescenti, perché le banche non si fidano

Creato per dare ai giovani maggiore stabilità e sicurezza, il nuovo contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act rischia di mantenere le promesse soltanto sulla carta. Secondo un’inchiesta del sito Ancora Fischia Il Vento, gli istituti di credito non si fidano dei ‘giovani assunti’ e continuano a comportarsi come facevano con i ‘vecchi’ precari: caldeggiando la sottoscrizione di una polizza assicurativa. Dall'indagine emerge che la maggior parte delle banche tende a temporeggiare di fronte alla possibilità di concedere dei fidi a chi è in possesso della nuova tipologia contrattuale, in attesa di capire come evolverà il mercato del lavoro in seguito alla riforma. Questo perché il ‘tasso di rischio' per un mutuatario che può garantire un reddito certo per soli 36 mesi è alto e nessuna banca si sentirebbe di accollarselo. Così le banche preferirebbero tutelarsi con una polizza assicurativa che garantisce su un eventuale licenziamento degli affidati. Per un mutuo da 80 mila euro il costo extra, secondo l’inchiesta, sarebbe di circa 10 mila euro: un ottavo dell’ammontare totale, ovvero il 12,5% in più. Una cifra che spalmata su dieci anni fa aumentare la rate di circa 40 euro al mese in più.

 E in tale ottica che Renzi, rassicura: “Dateci l’elenco delle segnalazioni, noi come Palazzo Chigi facciamo da postini, andiamo all’Abi, e coloro che si sono visti rifiutare un mutuo perché il contratto a tutele crescenti, secondo la banca da cui sono andati, non glielo permetteva, ve lo comunichino e noi facciamo un lavoro di sponda con voi. Andremo uno per uno dall’Abi e chiederemo di dare risposta uno per uno, perché è una cosa su cui ho messo la faccia e voglio che sia chiaro chi dice di no, perché e per come. È un impegno preciso che prendo personalmente" dice il premier a Rtl.

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