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Italicum, prima fiducia al Governo Renzi: 352 sì e 207 no

La diretta della lunga giornata della Camera dei deputati, con la questione di fiducia posta sull’Italicum.
A cura di Redazione
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Ore 18:00 – Da un più attento esame dei tabulati, appare chiaro che sono 38 i deputati del Partito Democratico che non hanno votato la fiducia al Governo Renzi: ai 36 deputati contati inizialmente, vanno aggiunti Epifani e Speranza che, pur risultando in missione, hanno espresso pubblicamente la loro posizione.

Ore 17:40 – Mentre alla Camera continua la discussione sugli emendamenti al testo (anche se non saranno votati per effetto della fiducia, la Presidenza ha applicato il "lodo Iotti", che ne consente la presentazione da parte dei deputati), il Presidente del Consiglio Matteo Renzi sceglie il suo profilo twitter per commentare il primo via libera alla fiducia:

Ore 17:00 – Italicum, prima fiducia al Governo Renzi: 352 sì e 207 no

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Ore 15:35 – Cominciano le operazioni di voto, ma ormai c'è la certezza che il Governo supererà senza affanni la prova della fiducia.

Ore 15:30 – Cominciano gli interventi a titolo personale: apre il centrista Vargiu, poi il democratico Lattuca (uno dei sostituiti in Commissione) che conferma il suo sì ma con toni polemici nei confronti della scelta del Governo. No invece di D'Attorre e di Epifani, che segnalano la "gravità della scelta" e specificano che "votare la fiducia sarebbe incomprensibile, tanto più dopo che è stato impedito il dibattito in Commissione".

Ore 15:20 – Per il Partito Democratico parla Daniele Marantelli: "Abbiamo sempre mostrato disponibilità al confronto, anche parlando del necessario riequilibrio della riforma della Costituzione. Questa legge è molto diversa dalla prima stesura, abbiamo scelto di abbassare la soglia di sbarramento, inserendo il ballottaggio e scegliendo collegi grandi quanto una provincia. Si può provare a fare politica senza demonizzare lo strumento della legge elettorale, ma noi avevamo il dovere di chiudere il percorso dell'Italicum". Poi l'attacco al M5S che si è "sottratto alla discussione su riforme e legge elettorale" e non ha partecipato al "lungo lavoro di sintesi e confronto che è durato mesi".

Nel frattempo, arrivano conferme sull'ok da parte dei deputati PD della corrente Area Riformista:

Ore 15:10 – Per il Movimento 5 Stelle parla Emanuele Cozzolino: "È una violenza contro il Parlamento, fatta con la voce soave e angelica del ministro Boschi. […] Nemmeno la legge truffa si spingeva così oltre, qui addirittura la fiducia arriva con la maggioranza che ha un margine di 170 voti e con un numero di emendamenti limitatissimo […] Renzi e la Boschi fanno peggio anche del ministro Scelba, che rifiutò di aderire al fascismo". Poi la stoccata alla minoranza PD: "Il tempo delle incertezze è finito, siamo tutti con le spalle al muro, è il tempo delle scelte".

Ore 15:00 – Per Forza Italia parla Maria Stella Gelmini: "Il nostro è un ‘no' sofferto ma convinto, sia nel merito che nel metodo. La legge elettorale non è materia di competenza del Governo e non può essere condizionata dal sì o dal no del Parlamento all'esecutivo […] Renzi ha la responsabilità di aver affossato il Patto del Nazareno, la vera novità politica degli ultimi anni, che aveva creato grande speranza nel Paese, convincendo gli italiani che una nuova politica fosse possibile".

Ore 14:50 – Fabrizio Cicchitto (NCD) conferma la fiducia al Governo e spiega: "Non è una legge perfetta, ma è un frutto accettabile della mediazione fra diverse forze politiche; non è in atto uno scontro fra squadristi e difensori della democrazia e bisognerebbe stare nel merito di un provvedimento". Poi attacca Forza Italia: "Si può cambiare idea, ma è anche vero che al Quirinale Renzi ha eletto Mattarella, mica la Boccassini".

Ore 14:40 – Durissimo l'intervento di Arturo Scotto, di Sinistra Ecologia e Libertà: "Questa fiducia segna un punto di non ritorno. Il voto segreto non è un reato, ma una prerogativa di ciascun parlamentare e consente di esercitare liberamente il proprio mandato […] La vostra scelta è il ritratto di cos'è per voi la politica: un eterno e quotidiano duello, in cui uno vince e comanda, l'altro perde, muore e sparisce". Poi l'affondo: "Dossetti e La Pira evitate di citarli, il vostro partito della Nazione rischia di portare il Paese dentro un buco. C'è un filo rosso che lega il vostro Governo e si basa sul "potere"; noi invece parliamo di democrazia".

Ore 14:30 – Prime dichiarazioni di voto che non riservano sorprese, con i sì dei centristi e il no della Lega Nord. Il deputato leghista Invernizzi ha spiegato: "State creando dei precedenti pericolosissimi, non possiamo avallare questa proposta". Scelta Civica, con Mazziotti di Celso, ha invece confermato il suo supporto alla legge elettorale, malgrado le perplessità sulla decisione di porre la questione di fiducia.

È il giorno della prima delle tre fiducie chieste dal Governo sull’approvazione dell’Italicum: oggi alla Camera dei deputati, infatti, si voterà sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo 1 del testo unificato delle proposte di legge: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato. Alle 13:45 cominceranno le dichiarazioni di voto, seguite (alle 15:30 circa) dalla prima chiama dei deputati; il voto di fiducia sull'articolo 2 sarà votato domani, a partire dalle 10,40 con dichiarazioni di voto dalle 9,00 e sull'articolo 4, sempre domani, a partire dalle 16,00 con dichiarazioni di voto dalle 14,15. La riunione dei Presidenti di Gruppo ha stabilito, inoltre, di applicare il cosiddetto "Lodo Iotti", la prassi che dà la possibilità di illustrare gli emendamenti per trenta minuti, ma non di votarli, in quanto il Governo ha posto la questione di fiducia. La norma di riferimento è il comma 2 dell'articolo 116 del Regolamento della Camera che regola appunto la questione di fiducia.

Dopo la decisione del Governo di porre la questione di fiducia sull’apoprovazione, senza ulteriori modifiche, di tre articoli della nuova legge elettorale, c’è grande attesa per capire quale sarà la risposta del Parlamento. Se è scontato il no alla fiducia delle opposizioni, non è ancora chiara la risposta della minoranza del Partito Democratico. O meglio, non è chiaro come si comporteranno le diverse correnti che compongono la minoranza del PD: dopo i no di Civati, Cuperlo, Bindi e Bersani, infatti, la corrente che fa riferimento all’ex capogruppo Roberto Speranza è divisa fra la possibilità di uscire dall’Aula e la scelta di votare sì.

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