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Istat, nel mondo del lavoro record di occupati a termine: sono 2,8 milioni

I dati sull’occupazione relativi al terzo trimestre del 2017 segnalano un record: i lavoratori a tempo determinato sono 2 milioni e 784mila, il numero più alto degli ultimi 24 anni. Per la Uil questa non è “una buona occupazione”. Per il Pd questa sarebbe invece una normale “trasformazione del mercato del lavoro”.
A cura di Annalisa Cangemi
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I dati Istat sul mercato del lavoro in Italia, aggiornati a ottobre 2017, dimostrano che i dipendenti a termine raggiungono un nuovo record storico: gli occupati a tempo determinato nel terzo trimestre del 2017 risultano pari a 2 milioni e 784 mila. Segnala l'Istat, che si tratta del livello più alto dall'inizio della serie, avviata nel quarto trimestre del 1992. Quindi si tocca il valore massimo da almeno 24 anni.

L'aumento degli occupati totalizzato nell'anno, pari a 303 mila unità in più, è spiegato appunto dalla crescita dei dipendenti a termine, che salgono di 342 mila unità. Più contenuto risulta infatti l'aumento tra i tempi indeterminati (+60 mila). Il lavoro dipendente nel suo insieme mette così a segno un rialzo di 402 mila unità, in grado di controbilanciare la diminuzione degli "autonomi". L'Istat registra invece tra gli indipendenti una contrazione di 99 mila unità, sempre nel confronto annuo. La buona notizia è che il tasso di occupazione è aumentato. L'incremento si registra soprattutto tra gli occupati a tempo pieno, mentre il tempo parziale aumenta soltanto tra coloro che lo scelgono volontariamente. Il dato positivo dell'aumento del lavoro interessa soprattutto le donne e il Mezzogiorno, ma l'incremento è sentito per entrambi i generi. In particolare in questo trimestre torna a crescere l'occupazione per i giovani tra i 15 e i 34 anni. Il numero assoluto degli occupati è di 23 milioni 74 mila (anche qui un nuovo massimo, il valore più alto dalla fine del 2008). Il terzo trimestre del 2017 è anche il migliore dal primo trimestre del 2009: il tasso di occupazione è pari al 58,1%, con un rialzo di 0,2 punti. Per quanto riguarda il numero dei lavoratori occupati, nel terzo trimestre le persone impiegate in un'attività aumentano rispetto al trimestre precedente di 79 mila unità (+0,3%) che su base annua diventano 303 mila (+1,3%).

Stabili invece i contratti a tempo indeterminato. Secondo l'Istat la crescita congiunturale dell'occupazione è dovuta quindi all'ulteriore aumento dei lavoratori dipendenti (+101 mila, +0,6%), soltanto nella componente a tempo determinato a fronte della stabilità del tempo indeterminato.

Elemento positivo è sicuramente la progressiva riduzione degli "inattivi", coloro che il lavoro non lo cercano nemmeno, ed è un fenomeno che riguarda in particolare le donne: secondo l'Istat il trend degli ultimi 10 trimestri dimostra che le cifre sono in calo, anche se in termini assoluti sono ancora in tanti: 1 milione 651 mila.

La quota degli occupati a tempo determinato preoccupa la Uil: "Spesso sono lavoretti – ha detto Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil – e bisogna anche verificare questo, troppe piattaforme digitali che mandano per tre euro babysitter a casa, per cinque euro coloro che vanno a guardare come sono state messe le merci nei supermercati, per cinque euro coloro che portano da mangiare a casa: non è buona occupazione". Si tratterebbe invece di una normale trasformazione del mercato del lavoro, secondo Titti di Salvo del Pd: "Per il secondo trimestre consecutivo diminuisce la disoccupazione, diminuiscono gli inattivi e cresce l'occupazione, in particolare tra i giovani, segnando una tendenza che va a consolidarsi. L'aumento significativo dei lavoratori dipendenti – ha detto la deputata Dem – ci fa capire che è in atto una trasformazione del mercato del lavoro in cui va ad assottigliarsi il finto lavoro autonomo, cioè quello che costringeva tante lavoratrici e lavoratori ad aprire una partita Iva o a sottoscrivere contratti precari". Secondo il Pd insomma siamo sulla strada giusta.

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