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“Io sono” Al PAN di Napoli la mostra fotografica che riscopre la vera identità di chi emigra

Il 24 ottobre inaugura al Palazzo delle Arti di Napoli “Io sono” la mostra della fotografa Luisa Menazzi Moretti. Il lavoro ha coinvolto le persone accolte nei progetti SPRAR della Basilicata per raccontarne le loro storie e riscoprirne l’identità di cui spesso non si viene a conoscenza.
A cura di Laura Ghiandoni
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L'identità dei rifugiati in una mostra fotografica che narra le drammatiche storie di vita ignorate dalla maggioranza. Il 24 ottobre alle ore 18 inaugura il vernissage "Io sono" la mostra della fotografa Luisa Menazzi Moretti, che ha già raccolto successo a Matera, Potenza e Lecce e che ora arriva al Palazzo delle Arti di Napoli. Le fotografie, venti di grandi dimensioni, ritraggono alcuni rifugiati e richiedenti asilo che mostrano non solo i loro volti, ma spiegano anche le loro drammatiche storie personali nei testi che affiancano le immagini. Davanti all'obiettivo della fotografa, ciascun protagonista ha con se un oggetto che prende parte alla narrazione. Un oggetto che racconta il proprio dramma: dal sasso dipinto di Muhamed, sfuggito alla lapidazione, alla candelina azzura di Joy, che celebra il primo compleanno di suo figlio, dopo averlo salvato dalla persecuzione di Boko Haram.

Afghanistan, Pakistan, Siria, Nepal, Libia, Gambia, Nigeria, Senegal, Egitto, Congo, Mali, Costa d’Avorio, Eritrea ed Etiopia: vengono da diverse parti del mondo i protagonisti di questo lavoro realizzato nel 2017, che ha coinvolto le persone accolte nei progetti SPRAR della Basilicata, promossi dalla Provincia di Potenza e dal Comune di Matera.Un racconto corale della condizione di migrante, la necessità di scappare che riunisce le genti di mezzo mondo, i motivi  diversissimi: la speranza che li alimenta resta sempre quella di credere in un possibile domani.

A proposito di questo fenomeno il Sindaco Luigi de Magistris ha dichiarato “C’è nel nuovo razzismo, forse ancora più accentuatamente che nel vecchio, una spinta alla cancellazione dell’identità individuale […] Perché il nuovo razzismo non vuole l’espulsione di massa degli immigrati: sono utili come forza lavoro ma devono essere tenuti in condizioni di marginalità, contrassegnati con un marchio, sia pure soltanto virtuale, che segnali la loro diversità e consenta di scaricare su di loro, come ha sempre fatto il razzismo, la paure, le frustrazioni, le nostre insoddisfazioni." e poi riferendosi all'opera dell'artista: "La mostra Io sono di Luisa Menazzi Moretti compie un’azione opposta, smonta il pregiudizio, restituisce individualità e umanità alle persone ritratte, ci aiuta a liberarci dell’inganno, contro il razzismo ed ogni forma di apartheid. Benvenuta dunque a Napoli, città di emigranti e di immigrati di ieri e di oggi e che perciò deve mostrarsi vigile e combattiva  nei confronti del razzismo, nel nome di un’antica storia di inclusione, di accoglienza, di apertura alla conoscenza.”

La mostra, promossa dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, è stata prodotta da Fondazione Città della Pace per i Bambini Basilicata, Cooperativa Sociale il Sicomoro e Arci Basilicata. Il progetto comprende, oltre alla mostra, anche un video, che ha ricevuto il premio “One Eyeland, Bronze” e il libro "Io sono" pubblicato da Giunti Editore. Il lavoro è corredato da una speciale guida didattica, strumento di approfondimento per sviluppare nelle scuole originali programmi didattici sul rispetto dei diritti umani.

Il progetto Io sono ha ricevuto inoltre di recente due honorable mentions al prestigioso International Photography Awards di New York: una al video “I am”, versione breve, e l'altra alle fotografie nella categoria People-Other.

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