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Vi ricordate gli NFT? Ormai non valgono più nulla, per almeno due motivi

Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 gli NFT sembravano il nuovo oro di internet. Ora il loro valore è crollato e venderli sta diventando sempre più difficile.
A cura di Valerio Berra
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Per un incerto periodo di tempo sembrano il nuovo oro digitale. Come le azioni delle Big Tech, come i Bitcoin, come il Metaverso, gli NFT hanno brillato della luce splendente della nuova frontiera. Questi non-fungible token sembravano un’opportunità folle da non cogliere. Almeno fino alle ultime settimane, quando una serie di report hanno confermato una sensazione abbastanza diffusa tra chi si occupa di economia digitale: gli NFT non valgono più nulla. O comunque valgono molto, molto poco.

La società di analisi Dappgambl ha messo insieme i dati su 73.257 collezioni di Nft che si trovano sulle più importanti piattaforme del settore come Nft Scan e CoinMarketCap. Il risultato dell’analisi è un mercato fondamentalmente defunto. Il 79% delle collezione create non sono state vendute. Le transazioni sono diminuite del 97% negli ultimi due anni. E chi aveva acquistato un NFT si trova in mano un mucchietto di pixel senza nessun valore.

Cosa sono gli NFT

Gli NFT sono dei file certificati. Possono essere immagini, tracce audio o porzioni di codice ma in tutti i casi dietro questi file c’è una certificazione garantita da un CoinMarketCap. Facciamo un esempio. Se io pubblico un’illustrazione sul mio profilo Instagram tutti possono scaricarla, condividerla, modificarla o semplicemente tenera nel loro smartphone. Se io invece faccio certificare quell’illustrazione come NFT (esistono portali apposta per farlo) solo una di queste immagini sarà certificata come originale e quindi potrà essere comprata, rivenduta o conservata. Come è facile immaginare, gli NFT sono stati molto usati nel mercato dell’arte e in quello del collezionismo.

NFT | Everydays – The first 5000 days
NFT | Everydays – The first 5000 days

Per cosa venivano usati gli NFT

Qualche esempio. L’11 marzo del 2021 la casa d’aste Chiristie’s ha venduto per 69,3 milioni di dollari un file JPEG che raccoglieva una composizione creata dall’artista  Mike Beeple Winkelmann con tutte le sue illustrazioni pubblicate dal 2007. L’opera si chiamava Everydays – The first 5000 days. O ancora. L’NBA ha venduto come NFT gli highlighst delle sue partite: brevi sequenze che venivano trasmesse al pubblico ma di cui alla fine era proprietario solo una persona.

In tutto questo ci sono stati anche tentativi un po’ più dubbi. A un certo punto è sembrato che gli NFT invece di opere d’arte potessero essere visti come costose tessere di iscrizione a club privati. Nel gennaio 2023 Marco Montemagno ha lanciato una collezione di 10.000 NFT, tutti sono varianti grafiche di racchette da ping pong antropomorfe.

OPENSEA | Gli NFT di Montemagno in vendita su OpenSea
OPENSEA | Gli NFT di Montemagno in vendita su OpenSea

Il design è discutibile ma non è il centro di progetto: chi comprava uno di questi NFT poteva accedere a una serie di opportunità offerte dalla “community di Montemagno”. Visto che la proprietà era certificata e l’unicità garantita poteva sembrare anche un buon piano. Anche il figlio di Flavio Briatore aveva provato ad avviare un progetto simile. Col tempo però tutto il mercato ha perso di interesse e ci sono stati anche parecchi casi di acquirenti pentiti che hanno accusato di truffa chi ha venduto loro gli NFT.

Il crollo degli NFT e il crollo delle cripto

Il crollo degli NFT è legato anche al crollo del mercato delle criptovalute. Gli NFT infatti nella maggior parte delle piattaforme venivano scambiati con le cripto, principalmente Ethereum. Negli ultimi anni il mercato delle cripto si è stabilizzato dopo l’esplosione registrata tra il 2020 e il 2022. Le monete più stabili, come bitcoin o Ethereum hanno solo perso valore. Quelle più volatili invece sono proprio scomparse. Alla fine del 2021 un bitcoin veniva scambiato per circa 56.000 euro. Oggi vale meno della metà: 24.979 euro.

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