Pornhub bloccato in Francia, la sex worker: “È solo porno? No, è il mio lavoro e ora il futuro mi fa paura”

Pornhub è stato bloccato in Francia. A partire da mercoledì 4 giugno chiunque nel Paese provi ad accedere sulla piattaforma si trova di fronte a La Liberté guidant le peuple, la Libertà che guida il popolo. Dipinto nel 1830 da Eugène Delacroix. Accanto all’opera, compare un messaggio del gruppo canadese Aylo, proprietario di Pornhub, che spiega di aver deciso di sospendere l’accesso alle sue piattaforme in Francia per opporsi alla nuova legge sulla verifica dell’età.
Se prima bastava un clic sul pulsante “Ho 18 anni”, oggi le normative francesi impongono metodi più rigorosi, come l'autenticazione tramite un documento d’identità. Secondo Aylo, questo sistema comprometterebbe la privacy degli utenti, oltre a scoraggiare l’utilizzo della piattaforma, con possibili ripercussioni sui ricavi. La Francia, del resto, è un mercato cruciale per Pornhub: ha 7 milioni di visitatori unici al giorno, è tra i cinque siti più visitati del Paese, e la Francia è il secondo Paese per traffico su Pornhub.
La battaglia del colosso non considera – o non vuole considerare – però gli effetti collaterali del ban, che ricadono in primis sui sex worker. È vero, possono ancora pubblicare video sulla piattaforma, ma stanno già vedendo il primi impatti del ban: meno visualizzazioni e quindi meno ricavi. Per capire meglio cosa sta succedendo abbiamo parlato con Carmina, sex worker che da oltre dieci anni lavora nel settore della pornografia alternativa in Francia.
Mi racconti in cosa consiste il tuo lavoro?
Sono una produttrice, regista e attrice di porno alternativo. Creo video e foto che distribuisco su varie piattaforme, tra cui il mio sito, ma anche su servizi in abbonamento come OnlyFans.
Quando hai iniziato?
Lavoro nel settore da oltre dieci anni.
Cosa ti ha spinto a entrare in questo mondo?
All’inizio volevo riprendere il controllo del mio corpo e della mia immagine. Con il tempo, è diventato anche un atto politico. Ho capito che potevo contrastare lo stigma che circonda il sesso, la pornografia, le sex worker, e allo stesso tempo sostenere condizioni di lavoro più sicure ed etiche all’interno dell’industria.
Come hai reagito quando hai saputo del blocco di Pornhub in Francia?
Sinceramente, sono molto stanca. Sapevo che sarebbe diventato un tema mediatico importante, riaccendendo il dibattito politico sulla pornografia. È sempre un argomento divisivo, perché ognuno ha un’opinione diversa.
E qual è la tua opinione?
Tutti vogliamo impedire ai minori di accedere ai contenuti pornografici. Ma non credo che questo sia il modo giusto per farlo, né che sarà efficace. Alla fine, le conseguenze ricadono su chi crea contenuti in modo legale e professionale, cercando semplicemente di lavorare.
Come impatta su di te, e in particolare sul tuo lavoro, il blocco di Pornhub?
Anche se non pubblico su Pornhub, resta una piattaforma centrale per il settore. Non sono una fan della piattaforma – si sono affermati anche grazie a contenuti piratati, a discapito di performer e sex worker. Ma oggi va riconosciuto che è una delle poche realtà con un livello accettabile di moderazione e responsabilità.
In che modo Pornhub è utile alle sex worker?
Il Programma Modelle è un buon strumento per costruire una community. Permette al pubblico di scoprire i nostri contenuti e seguirci su altre piattaforme. Perdere l’accesso a quella visibilità – soprattutto in Francia, dove Pornhub genera molto traffico – significa meno visualizzazioni, meno esposizione e quindi meno entrate. Inoltre, manda un messaggio preoccupante: il nostro lavoro può essere cancellato da un giorno all’altro.
Hai già notato un calo nei numeri?
Sì, senza dubbio. OnlyFans ha appena introdotto un sistema di verifica dell’età, e abbiamo già iniziato a perdere clienti. Alcuni vogliono tutelare la propria privacy, altri si trovano disorientati dalle nuove regole. Per chi invece dipendeva da Pornhub, l’impatto sarà molto più pesante. Alcuni hanno già perso una parte significativa del proprio pubblico, con un effetto diretto sui guadagni.
Quindi questo divieto rischia di esporre ancora di più una professione già fragile.
Assolutamente. La chiusura improvvisa di una piattaforma costringe molti di noi a cercare soluzioni alternative in fretta e in modo poco sicuro.
Spiegati meglio.
Quando perdiamo l’accesso a piattaforme regolamentate, siamo costretti a spostarci verso spazi meno sicuri e meno controllati, che possono essere pericolosi. Per chi lavora da indipendente, magari in una situazione di precarietà economica o legale, questo comporta rischi enormi. Ancora una volta, i sex worker vengono spinti ai margini.
Quanto pensi che durerà il divieto?
È difficile dirlo. È chiaramente anche una mossa politica e mediatica. Aylo sta reagendo a quelle che considera politiche governative invasive e inefficaci, sfruttando la situazione per ottenere visibilità. Ma il governo francese ha già dimostrato di non voler ascoltare chi lavora nel settore. Questa situazione potrebbe andare avanti per mesi, o persino anni. Alla fine, alla gente non importa: è “solo porno”. Nessuno si batte per noi.
C’è il rischio che le persone si spostino su siti non controllati?
Sì, ed è già quello che sta succedendo. Quando si chiude una piattaforma nota, il pubblico non smette di cercare pornografia: si sposta altrove. Il problema è che “altrove” spesso significa siti non regolamentati, senza moderazione, senza trasparenza e senza garanzie né per noi né per chi guarda. Questo aumenta i rischi per tutti. Il divieto non protegge nessuno: rende solo l’ambiente più caotico e meno sicuro.
Questa situazione evidenzia quanto le sex worker dipendano da piattaforme che possono cambiare le regole da un momento all’altro. Cosa ne pensi?
È uno dei problemi principali. Siamo completamente in balia delle piattaforme, che possono modificare i termini di servizio, rimuovere contenuti o chiudere gli account senza preavviso. Non c’è alcuna rete di sicurezza. Per questo molti di noi cercano di costruire spazi propri e diversificare il lavoro. Ma è un processo che richiede tempo, risorse e competenze che non tutti possiedono.
Tu lo stai facendo?
Sì, ma è stato ed è un lavoro enorme, molto più complesso di qualsiasi altra iniziativa imprenditoriale che abbia mai intrapreso.
Pensi che Pornhub o il governo avrebbero dovuto consultarvi?
Assolutamente. Nel 2022 sono stato al Senato per parlare della situazione del nostro settore. Ci hanno ignorati, liquidati. Avevamo chiesto più diritti, più protezione, più supporto. Sono molto preoccupata per il mio futuro.