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Pietro Morello: “Suono strumenti inventati su TikTok, ho imparato dai bimbi delle discariche in Africa”

Classe 1999, Pietro Morello è uno dei creator italiani più noti su TikTok. Qui in tre anni ha raggiunto 3,7 milioni di follower grazie alla musica, anche se il suo vero lavoro resta un altro.
Intervista a Pietro Morello
Creator e Operatore Umanitario
A cura di Valerio Berra
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“Tutto può suonare, se lo modifichi”. Pietro Morello è negli studi di Fanpage.it e ha in mano un mattone. Uno di quelli più facili da immaginare, rosso, forato, anche un po’ sporco. “C’è una lumaca spiaccicata”. Lo avvicina alla bocca, mette le dita su alcuni fori più piccoli e comincia a suonare. Esce un suono flebile, che ha bisogno di molta attenzione per essere sentito. Ma la musica c’è. “È un oggetto bucato. E teoricamente funziona. Se lo tappi da una parte e ci soffi dentro l’aria dovrebbe girare. E qualcosa riesce a suonare”.

Classe 1999, Pietro Morello è di Torino. Su TikTok ha 3,7 milioni di follower. Il primo video segna la data del 20 marzo 2020. Pieno lockdown. Alla fine del 2019 TikTok ha cominciato a diffondersi in Italia, nel 2020 con i lockdown è esploso. “Il primo video di TikTok sono io che canticchio una canzone improvvisata sulla Dad. Mi lamentavo della Dad perché non funzionava niente e nessuno capiva come fare le lezioni a distanza. TikTok ha il pregio di far vedere i tuoi video a chi non li conosce”.

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“Con la musica sono uscito dal bullismo”

La musica è stata solo l’inizio del suo percorso. Dopo il primo video ha iniziato a pubblicare cover, meme e sfide con il pianoforte. “La musica per me è stata un momento di rinascita da una fase di bullismo molto pesante che stavo subendo. Ho imparato a suonare per smettere di essere Pietro Morello il ragazzino sfigato da prendere in giro, almeno ero Pietro Morello il ragazzino sfigato da prendere in giro che suona il pianoforte”.

Quei video di musica su TikTok però non sono serviti solo a prendere qualche like. Arrivano i follower, i suoi video diventano virali e le caselle di posta si riempiono di messaggi. Un giorno fra i messaggi ricevuti su Instagram spunta quello di Francesca Calearo, in arte Madame. “Francesca mi ha scritto su Instagram, per dirmi che le piacevano i miei video. Siamo diventati amici. Quando ha saputo che sarebbe andata al Festival di Sanremo mi ha chiamato e per dirmi che mi voleva con lei sul palco dell’Ariston”.

Le missioni umanitarie

C’è però un lato della vita di Pietro Morello che compare meno sui social. Qualcosa che lui stesso definisce come il “suo vero lavoro”. Pietro passa buona parte dell’anno in giro per il mondo impegnato in una serie di missioni umanitarie con diverse onlus. Lo racconta nel libro Io ho un piano, pubblicato da DeAgostini. “La prima missione umanitaria l’ho fatta tra i 17 e i 18 anni al confine tra Romania e Ucraina. È stata proprio una pulsione da dentro. Non c’è stata nessuna consapevolezza. L’ho fatta male. Ma mi ha aperto la strada per capire quale fosse il mio indirizzo”.

Dalle missioni umanitarie sono nati una serie di video di strumenti musicali improvvisati parecchio virali su TikTok. Oltre al mattone che ha portato in redazione, Pietro su questa piattaforma ha suonato di tutto: un uovo, un guanto e anche qualche verdura.  “Noi lavoriamo con i bambini che crescono nella discarica di Dandora, vicino a Nairobi. Facciamo un percorso di recupero dell’infanzia dove io mi occupo anche di inserire dei momenti di gioco musicale. Non avendo strumenti musicali c’è la necessità di costruirli. Ogni tanto i bambini tirano fuori un rifiuto e lo fanno suonare sul serio. Da lì è nata la scintilla”.

La storia con Martina Strazzer

Anche la compagna di Pietro è una tiktoker. Si chiama Martina Strazzer, classe 2000. Su TikTok ha 1,5 milioni di follower ma non si occupa di musica. Gestisce un brand di gioielli che si chiama Amabile in buona parte costruito proprio grazie a questa piattaforma. “Avere un rapporto sentimentale esposto sui social è pericoloso. I social non sono una cosa facile e non sono una cosa sicura. Vuol dire che sei sempre obbligato a dare risposte. All'inizio della nostra storia volevamo tenere tutto segreto perché ci stavamo appena conoscendo. Eppure veniva violata la nostra privacy, senza che lo volessimo noi. Non l’ho vissuta benissimo”.

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