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Perché Spotify ha deciso di licenziare buona parte del suo personale

Il Ceo Daniel Ek in una lettera inviata ai dipendenti ha spiegato che i tagli sono un riorientamento strategico per affrontare la crescita dell’azienda nel futuro.
A cura di Elisabetta Rosso
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Il 2023 non è stato un buon anno per le Big Tech. E non parliamo solo della Silicon Valley. Spotify, azienda svedese che ha rivoluzionato il mercato dello streaming musicale, ha annunciato che taglierà il 17% dei suoi dipendenti. Il Ceo Daniel Ek, ha spiegato: "Per allineare Spotify ai nostri obiettivi futuri e assicurarci la dimensione giusta per le sfide che abbiamo davanti, ho preso la difficile decisione di ridurre il personale della società", si legge nel messaggio pubblicato sul sito del colosso svedese. Si tratta di una decisione "difficile ma di un passo cruciale per creare una più forte ed efficiente Spotify nel futuro". Non è la prima volta, già a inizio anno Spotify aveva deciso di tagliare il 6% del personale, circa 600 persone, considerato che il totale dell’organico della società toccava i 9.800 dipendenti. L'obiettivo era sempre quello di migliorare l’efficenza dell’azienda, tagliando i team meno produttivi.

Ek ha aggiunto che "abbracciare questa struttura più snella ci consentirà anche di reinvestire i nostri profitti in modo più strategico nel business. Con un approccio più mirato, ogni investimento e iniziativa diventa più impattante, offrendo maggiori opportunità di successo. Questo non è un passo indietro, è un riorientamento strategico".

La lettera inviata ai dipendenti

"Negli ultimi due anni, abbiamo posto un accento significativo sulla trasformazione di Spotify in un business davvero eccezionale e sostenibile, progettato per raggiungere il nostro obiettivo di diventare l'azienda audio leader a livello mondiale e che guiderà costantemente la redditività e la crescita nel futuro" ha aggiunto Ek in una email ai dipendenti, poi pubblicata sul sito. "Anche se abbiamo fatto passi da gigante, come ho detto molte volte, abbiamo ancora del lavoro da fare. La crescita economica ha rallentato drasticamente e il capitale è diventato più costoso. Spotify non fa eccezione a queste realtà".

"Abbiamo discusso di eventuali riduzioni minori nel corso del 2024 e del 2025. Tuttavia, considerando il divario tra il nostro obiettivo finanziario e i nostri attuali costi operativi ho deciso che un'azione sostanziale per ridimensionare i costi era l'opzione migliore per raggiungere i nostri obiettivi".

I licenziamenti di gennaio

A gennaio l'annuncio di Spotify era arrivato dopo un lungo elenco di licenziamenti per le Big Tech. In testa Twitter, Elon Musk aveva infatti inaugurato il suo arrivo tagliando circa la metà del personale. Poi Meta, Amazon, Microsoft e anche Google. Per molti il peccato originale sono state le campagne di assunzioni troppo ambiziose durante la pandemia, aggravate dalla crisi economica e dall'arrivo dell'intelligenza artificiale che ha spinto molte aziende a cambiare strategia.

Daniel Ek, a gennaio, per giustificare i tagli al personale aveva rilasciato una dichiarazione: “Nel tentativo di generare più efficienza, controllo dei costi e accelerare i processi decisionali, ho deciso di ristrutturare la nostra organizzazione. Sono stato troppo ambizioso ad investire oltre la nostra crescita dei ricavi”.

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