Ora anche il tuo volto ha bisogno del copyright: le nuove leggi contro i deepfake

Il confine tra realtà e finzione online sta diventando sempre più sottile. Oggi basta un click per manipolare voci, corpi, volti. Siamo di fronte a deepfake, contenuti generati dall’intelligenza artificiale estremamente realistici, spesso utilizzati per diffondere notizie false o screditare individui. Stanno diventando la nuova frontiera della disinformazione e dell’abuso online. Finora sono proliferati all'interno di vuoti legislativi, ma l'Europa sta iniziando a muoversi.
La Danimarca è in testa, il Paese infatti introdurrà una normativa per tutelare i cittadini dall’uso improprio dell’intelligenza artificiale. Il governo, con l’appoggio di tutti i principali partiti, ha annunciato un disegno di legge che riconoscerà alle persone un vero e proprio “copyright” sul proprio volto, sulla voce e sulle caratteristiche fisiche, rendendo illegale la diffusione di deepfake e di qualsiasi imitazione digitale non autorizzata.
"Ogni cittadino deve poter rivendicare il diritto al proprio corpo e alla propria identità digitale", ha dichiarato il ministro della Cultura Jakob Engel-Schmidt, sottolineando che la norma intende lanciare "un messaggio chiaro ai giganti della tecnologia" e proteggere la popolazione dalla crescente minaccia della disinformazione online. "La tecnologia evolve rapidamente e sarà sempre più arduo distinguere il vero dal falso nel mondo digitale", ha avvertito Engel-Schmidt.
L’Europa si muove: norme e sanzioni
La Danimarca non è sola nella lotta ai deepfake. L’Unione Europea, con l’AI Act, ha introdotto un sistema di classificazione del rischio per le tecnologie di IA, ponendo i deepfake nella categoria “a rischio limitato”. Non ne vieta la produzione, ma obbliga le aziende a inserire filigrane sui contenuti generati e a dichiarare i dati usati per addestrare i modelli.
Le violazioni possono costare multe fino a 35 milioni di euro o al 7% del fatturato globale. Un’ulteriore direttiva europea contro la violenza di genere criminalizza la produzione e la diffusione non consensuale di immagini sessuali, compresi i deepfake.
Francia e Regno Unito: pene severe per chi diffonde contenuti falsi
Anche la Francia ha rafforzato il proprio codice penale. Dal 2024, condividere video o audio generati dall’IA senza il consenso della persona coinvolta può costare fino a due anni di carcere e 45.000 euro di multa, pene che salgono a tre anni e 75.000 euro per i deepfake pornografici. L’autorità di regolamentazione audiovisiva Arcom ha inoltre il potere di obbligare le piattaforme digitali a rimuovere i contenuti illeciti.
Nel Regno Unito, diverse leggi – dal Data (Use and Access) Bill al Sexual Offenses Act – puniscono chi crea immagini deepfake a scopo sessuale, con sanzioni che arrivano fino a due anni di detenzione e multe illimitate. L’Online Safety Act impone inoltre alle piattaforme di eliminare proattivamente questi contenuti, pena sanzioni fino al 10% del fatturato globale.
Tuttavia, alcuni esperti come Julia Hörnle, docente di diritto alla Queen Mary University, sostengono che il sistema britannico resti incompleto, poiché non criminalizza pienamente lo sviluppo e la diffusione degli strumenti che permettono di creare deepfake, lasciando le vittime esposte a rischi anche quando il materiale non viene reso pubblico.