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Now and Then è una “maledetta nuova canzone dei Beatles”: state tutti zitti

L’hanno criticata in molti, c’è chi dice che è una strategia di marketing e chi ha smontato il brano con recensioni chirurgiche. È vero, non è il miglior pezzo dei Beatles, ma non è questo il punto, la sua esistenza conta più della riuscita.
A cura di Elisabetta Rosso
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Prendo lo smartphone e faccio partire la chiamata: “Ma l’hai sentito l’ultimo brano dei Beatles?”, la frase stona sulla mia voce da figlia degli anni ‘90, non avrei mai pensato di poterlo dire. Ma è il 2023, c’è l’intelligenza artificiale, la flow machine, e quindi c’è anche Now and Then. Una resurrezione artificiale di 4.09 minuti. Sarà che il 2 novembre pioveva, che sono fan dei Beatles, che anche io suono in una band, ma quando l'ho sentita gli occhi hanno bruciato. È un Frankenstein bello, le cicatrici ricuciono arrangiamenti decennali, c’è il nastro registrato nel Dakota Building da Lennon negli anni ‘70, le armonie vocali di McCartney e Harrison del 1966, parti prese da Eleanor Rigby, Here There and Everywhere, Because, le chitarre suonate da George Harrison nel 1995 durante i primi tentativi di inciderla, e poi c’è il 2023.

Il brano è stato criticato da molti, visto come strategia di marketing, un modo per far soldi. “È un caso che sia uscito insieme all'album dei Rolling Stones?”, chiedono. C’è chi si è arrampicato sulle scivolose pareti filosofiche del consenso chiedendosi se John Lennon avrebbe voluto davvero tutto questo, altri hanno deciso di smontare il brano con recensioni chirurgiche sottolineando come Now and Then non sia all’altezza del repertorio Beatles. È vero, la canzone non è Strawberry Fields Forever o A Day in the Life. Ma non è questo il punto. La sua esistenza conta più della riuscita. Rubo le parole di McCartney dopo le critiche al White Album, l'album dei Beatles uscito nel 1968: "È la maledetta nuova canzone dei Beatles, state zitti!".

L'ultimo brano dei Beatles

Inizia con un pianoforte in minore che richiama While My Guitar Gently Weeps, poi entrano gli archi orchestrali fatti da McCartney, la forza muscolare è la stessa di “I Am the Walrus” e “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band". I richiami sono sottili, le autocitazioni si accumulano come un testamento storico. Anche la chiusura rispetta la firma Beatles, con gli archi sincopati, decisi, il tamburello che inciampa e quel “Bravo” che rimane indietro nel mixaggio. Sì, bravi. Soprattutto McCartney, che in questo brano ha indossato e vissuto la pelle dei suoi compagni. Ha riprodotto quel piano come se fosse Lennon a battere i tasti, e sovrainciso l’assolo di chitarra slide come solo Harrison l’avrebbe pensato. Solo lui, che conosce i suoi Beatles nel profondo, poteva far funzionare quella resurrezione artificiale che esiste per davvero in 4.09 minuti.

Da dove nasce la canzone

John Lennon registrò questa canzone d’amore spezzato negli anni ‘70 sulla famosa cassetta con sopra scritto “For Paul”, destinata all’amico, forse un primo passo verso una possibile reunion della band. Poi viene assassinato e quella demo arriva nella mani di McCartney solo nel 1994, consegnata da Yoko Ono. McCartney, Harrison e Starr prendono le registrazioni grezze e cominciano a costruire arrangiamenti sulle bozze lasciate da Lennon. Esce nel 1995 la canzone postuma "Free as a Bird", sulla compilation "Anthology 1″, seguita da " Real Love" su " Anthology 2” nel 1996.

Provano anche a sistemare Now and Then, ma la traccia è troppo sporca, i bassi del piano impastano la voce di Lennon, e Harrison, frustrato, liquida la registrazione come “fottuta spazzatura”. In realtà mancava solo la tecnologia. Bisogna aspettare il 2020, il documentario Get Back e Peter Jackson che con un software di intelligenza artificiale riesce a estrarre voci, chitarre, e pianoforti ripuliti. E così McCartney e Starr tornano in studio per registrare Now and Then. Quindi la voce di Lennon non è né clonata, né generata dall’IA, la tecnologia ha solo separato la melodia dal piano in modo tale che si potesse sovraincidere l’arrangiamento strumentale e completare il pezzo.

A cosa serve Now and Then

Ora e poi mi manchi, Ogni tanto voglio che tu sia lì per me, che ritorni sempre da me suona la canzone, "è tutto merito tuo se ce la faccio, ma ora e allora, se dovessimo ricominciare da capo". Non possiamo sapere se queste parole Lennon le avesse scritte per i suoi Beatles, ma sentirle cantare in tandem con McCartney spacca il cuore. Come ascoltare quella chitarra di Harrison suonata da Paul. È questo il miracolo di Now and Then, il suo enorme impatto emotivo. Chi conosce il profondo e difficile rapporto tra i due Beatles può solo sperare e forse credere davvero che quelle parole siano state scritte per McCartney da Lennon.

E poi c’è la storia stessa del brano. Prima abbandonato, poi ripreso da Paul che, incapace di rinunciarvi, dopo quasi 30 anni riesce nell’impresa titanica di far suonare un’ultima volta quella band a cui è stato rubato il gran finale. E allora il marketing, il brano che esce in concomitanza con l’album dei Rolling Stone, il consenso di John Lennon defunto, i soldi, il mercato musicale, la tecnologia che rovinerà l’arte? Sono queste le domande da farsi? Credo di no. Now and Then è il lieto fine dei Beatles. Un lieto fine che, come sempre, non può che essere artificiale e postumo.

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